Rosella e le altre

Pubblicato il 28-04-2022

di Simona Pagani

In questa rubrica vorrei raccontare i volti e le storie delle persone che vengono ospitate all'Arsenale della Pace. Prima però vorrei presentarvi qualcuna delle amiche volontarie che rendono possibile la nostra accoglienza.

Sono donne che hanno bussato alla nostra porta offrendo la loro disponibilità e il desiderio di condividere qualcosa di sé: per alcune non bastava più dire “non è giusto!” di fronte a tante situazioni di miseria; per altre era forte l'esigenza di calare nella concretezza della vita le parole del vangelo; per altre ancora la consapevolezza di appartenere a un'unica famiglia umana e di imparare a vivere di conseguenza…

L'Arsenale offre la possibilità “magica” di avvicinare mondi lontanissimi, facendoli incontrare e contaminare a vicenda, non solo tra chi accoglie ed è accolto, ma anche tra i volontari stessi.

Ci sono tante ragazze giovani, ma anche donne più avanti nell'età, amiche che hanno competenze molto diverse: assistenti sociali, psicologhe, educatrici, insegnanti, architetti, infermiere, impiegate, casalinghe… Tra loro, alcune sono donne consacrate, altre sposate, altre separate o single.

Quando guardo a questo gruppo così variegato e penso a quanta vita è passata attraverso il nostro semplice e costante esserci, lo stupore mi prende.

Quando nel 1999 ho iniziato il mio cammino, alcune di loro c'erano già: Rosella, Anna, Luciana. Da oltre 21 anni dedicano un pomeriggio e una notte della loro settimana all'accoglienza. Non le ha fermate la distanza (abitano tutte fuori Torino), né l'età che avanza, né il disagio che comporta dormire in un letto non tuo. Non l'abitudine e neanche il pensiero che dopo tanti anni forse, ora, toccherebbe ad altri.

Non le ha fermate neppure il Covid. Tutte le settimane, implacabili, con la leggerezza e l'umiltà dei piccoli, di chi non si aspetta nulla dagli altri, ma di chi sente il bisogno di condividere il tanto ricevuto. Rosella ha 77 anni, e qualche tempo fa si è iscritta a un corso di inglese per poter comprendere meglio le nostre ospiti africane. Anna non viene mai a mani vuote: il profumo di una torta fatta in casa precede sempre il suo ingresso in accoglienza.

E poi Luciana che fa 50 km per arrivare. I suoi figli lo sanno da sempre: mamma il sabato sera esce, passa la notte fuori, insieme a chi una casa non ce l'ha. Anche i suoi nipoti ormai lo hanno imparato che nonna il sabato sera va a ballare… anzi a danzare con la Vita.

Simona Pagani

NP Gennaio 2022

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