SCUOLA: Il giudizio agli studenti

Pubblicato il 31-08-2009

di Guido Morganti


500 questionari raccolti dal Sermig tra giovani di 47 province italiane di 16 regioni diverse. Incontrare i giovani può diventare un’ottima occasione per guardare il mondo attraverso i loro occhi. Il 9,1% tra i 14 e i 19 anni è stato vittima di almeno un episodio di bullismo. Sul numero di ottobre 2008 del mensile Nuovo Progetto articoli di commento sui temi del sondaggio.

di Guido Morganti


LA RIFORMA
Un nuovo anno scolastico. Come tradizione, inizia con problematiche di difficile soluzione: pochi soldi a disposizione, tante spese. Crea sconcerto l’iniziativa di un Ministro che camuffa, sotto l’ombrello della filosofia educativa e dell’efficienza, la riduzione delle risorse destinate alla scuola.
L’esempio del maestro unico è eclatante! Tra parentesi, la scuola da decenni vive attraverso l’assunzione di insegnanti precari: un anno di lavoro, ti licenzio, ti riassumo. Senza neanche un grazie. Un vizietto italiano che tutti i governi hanno benedetto, anche se a parole i nostri politici giocano a rinfacciarsi incapacità e responsabilità.
Una situazione amministrativa e burocratica a cui si aggiungono altre difficoltà che di anno in anno si acuiscono. Aumenta l’utenza - allievi e famiglie - incapace di capire il valore e il significato dell’istituzione scolastica. I lavoratori della scuola, dai dirigenti agli operatori, si trovano senza strumenti giuridici, professionali, economici validi per poter affrontare situazioni complesse, come l’inserimento dei disabili o degli immigrati, il riconoscimento sociale degli studenti meritevoli, il recupero - ma quello reale! - degli studenti in difficoltà che dimostrano voglia di studiare, il bullismo, la comoda ed errata concezione di affidare alla scuola il ruolo di assistenza sociale o centro di recupero da varie dipendenze. Non si può chiedere che sia l’iniziativa privata del singolo preside, docente, personale amministrativo, tecnico, ausiliario a prendersi sulle spalle la croce.
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500 QUESTIONARI
Dinanzi a questa realtà sotto gli occhi di tutti, abbiamo voluto realizzare un sondaggio tra i giovani che hanno trascorso quest’estate una settimana di formazione e servizio all’Arsenale della Pace, per guardare la scuola attraverso i loro occhi. Si tratta di giovani provenienti da 47 province italiane di 16 regioni diverse. Tra i questionari ricevuti ne abbiamo estratti 500 relativi alla fascia di età dai 14 ai 25 anni ricavandone esiti che, pur non avendo la prerogativa dell’indagine statistica, possono offrire spunti di riflessione.
I dati sono stati raccolti tenendo conto dell’età (78,8% fino ai 19 anni, 19,8% tra i 20 e i 25) e del sesso (42,4% maschi e 53,4% femmine). Il 2,2% non ha dichiarato gli anni, il 4,2% il sesso.

L’INSEGNANTE
Domanda 1: Cosa deve avere un insegnante per essere meritevole della tua attenzione?
La passione è la caratteristica principale richiesta all’insegnante (47%), mentre ben poco gettonata è la competenza e conoscenza della materia (19,4%). Emerge poi una differenza di valutazione tra i maschi, che privilegiano l’attenzione nel rapporto umano, e le femmine, che invece danno più peso alla passione. Bisognerebbe capire cosa intendono gli intervistati per passione. In generale, i giovani di oggi vogliono farsi emozionare, perché è in quel momento che si sentono vivi; se non si sentono amati, se non si sentono coinvolti, trovano difficoltà a prendersi delle responsabilità, a decidere del proprio futuro, preferiscono giocarsi tutto nel presente.
La bassa percentuale di attese relative alla professionalità dell’insegnante può significare che del sapere e del saper fare in Italia interessa gran poco. Questa indicazione collima con la bassa posizione del Paese nelle classifiche internazionali sulla preparazione degli allievi (i quali però dovranno confrontarsi con i concorrenti a livello internazionale per il posto di lavoro). Ma si potrebbe anche pensare che gli allievi diano semplicemente per scontata la trasmissione del sapere da parte del docente, e vogliano suggerirgli di non limitarsi ad insegnare, ma di farlo con passione, sempre attento al tu. D’altronde l’insegnante ideale è proprio quello che riesce ad educare e istruire attraverso passione, professionalità, relazione umana.

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L’AMBIENTE SCOLASTICO
Domanda 2: Nell’ambiente scolastico chi per te è un modello?
Più cresce l’età degli intervistati, più cresce la percentuale di coloro che indicano l’insegnante come modello (da 49,5% a 72,6%). Un dato curioso. Forse dopo le scuole superiori, si perde la dimensione comunitaria della scuola, si dimentica il gruppo classe e si ricorda il professore. Niente alibi, dunque: i ragazzi ci guardano!
Domanda 3: Per quale motivo?
Più del 70% delle risposte esprime un’esigenza esistenziale: incontrare persone che amino la vita (42,0%) e rispondano al tuo bisogno di ascolto (29,8%). Un dato significativo in un tempo nel quale l’amore per la vita è diventato impegnativo e la tendenza è quella di vivere da rassegnati o peggio (il suicidio è la seconda causa di morte dei giovani italiani tra i 15 e i 24 anni).
Domanda 4: La scuola ti aiuta a scoprire e sviluppare i tuoi talenti?
Interessante il fatto che i giovani che ritengono la scuola una istituzione inutile non arrivano al 10% (8,9% la fascia dei liceali, 10,5% quella degli universitari). Il giudizio va poi suddiviso tra chi ritiene la scuola nel suo complesso un’esperienza positiva (24,4%) e chi la ritiene positiva solo per merito di qualche insegnante (61,4%). I risultati sembrano mettere in luce che non è la scuola come istituzione in sé a generare fiducia, ma i singoli operatori.

LA DENUNCIA
Domanda 5: Hai mai visto comportamenti diseducativi in un tuo insegnante?
Il 64,8% evidenzia che uno o più dei propri insegnanti non ha le qualità per insegnare, addirittura utilizza un linguaggio non appropriato (44,2% degli intervistati), mentre il 16% indica comportamenti discriminatori. Impressiona l’alto numero di coloro che segnalano comportamenti negativi degli insegnanti. Purtroppo, non esistono strumenti efficaci per proteggere gli studenti, non esistono verifiche sui rendimenti di un insegnante, né dal punto di vista istruttivo né da quello educativo. Un problema di non poco conto.
Domanda 6: A scuola ti è mai capitato di assistere, essere vittima o responsabile di episodi di bullismo?
Dalla parte opposta colpisce l’impunità di cui godono i comportamenti negativi degli studenti. Con molta sincerità il 7,8% di loro ha ammesso di essere responsabile di un episodio di bullismo (la percentuale per i maschi è il triplo che per le femmine). Il 9,1% degli infradiciannovenni ha dichiarato di esserne stato vittima; in questa fascia d’età a farne le spese sono più le femmine, mentre il rapporto si ribalta completamente per la fascia dei più grandi.
Domanda 7: A scuola ti è mai capitato di assistere a, consumare o spacciare droga?
Il 45% dichiara di aver assistito al consumo e/o allo spaccio di droga dentro la scuola, l’8,8% di averla consumata e il 3,6% di averla spacciata. Sarebbe interessante chiedersi come mai la percentuale dei maschi è più del doppio rispetto a quella delle femmine riguardo al consumo e il triplo riguardo allo spaccio.
La scuola, in ogni caso, pare essere una zona franca, dove i comportamenti negativi indagati possono diffondersi indisturbati.

Tutti i dati del sondaggio
Vedi anche:
SCUOLA: voglio e mi impegno

 

 

 

 

 

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