Shai Schwartz

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno


Shai Schwartz (della comunità di Nevè Shalom)



Ritengo di dover parlare di Bruno come mio padre, perché così lo considero: il mio padre spirituale. La Torà inizia dicendo che il Signore ha creato il cielo e la terra, e che prima c’era il caos. Dio poté creare la terra perché aveva una luce interiore, una luce nascosta, una luce molto potente. Dopo aver compiuto la creazione e avere creato anche l’uomo il Signore disse che questa forza che aveva usato non poteva lasciarla dispersa, perché se se ne fosse impossessato l’uomo avrebbe potuto essere pericoloso. Il Signore si rivolse all’arcangelo Gabriele chiedendo come avrebbero potuto nascondere questa forza.

L’arcangelo Gabriele disse di nasconderla molto in profondità nella terra. Dio disse: “Non è una buona soluzione perché già so che l’uomo si metterà a scavare la terra alla ricerca di metalli preziosi e potrebbe scoprirla. Non è la soluzione”. L’arcangelo Gabriele: “Mettiamola nella profondità degli oceani, lì è molto umido, figurati se l’uomo va là sotto”. Dio rispose: “No, l’uomo farà delle macchine particolari con le quali riuscirà ad andare sotto l’oceano”. Ma Dio sapeva cosa fare: “Nasconderò questa forza dove l’uomo non potrà mettere le mani. La metterò nel cuore dell’uomo. Lì non la troverà mai!”.

Bruno è riuscito a trovare questa forza nascosta. Con questa forza è riuscito a smuovere le montagne, a trasformare una pietraia in una realtà di vita. La prima volta che mi parlò di Nevè/Shalom, il modo in cui ebrei e palestinesi potessero vivere insieme, io non riuscivo a credere alle mie orecchie.

La vera difficoltà con cui Bruno si è misurato, non era la pietraia della collina su cui ha fatto il villaggio, ma era il fatto che di una convivenza in pace tra ebrei e palestinesi nessuno aveva mai osato parlare. La stessa parola palestinese in bocca a un ebreo e viceversa erano qualcosa di inaudito.

Bruno è passato attraverso molte crisi, ma al culmine della crisi era sempre pronto a ripartire. Ciò che Bruno fece fu sfidare Dio: sfidò Dio a dargli un segnale per andare avanti. Sfidare Dio è un doloroso contratto che ti impegna ogni giorno della tua esistenza: ed è ciò che Bruno fece con grande impegno. Se tu incontravi Bruno non pensavi di avere davanti un frate filosofo, lui ti guardava sorridendo con grande semplicità. Ricordo anche che nelle nostre assemblee molto combattute - gli uni sostenevano una cosa, gli altri un’altra - non prendeva mai la parola, aspettava in silenzio e sorrideva. Alla fine diceva una terza cosa su cui poi finivamo per essere d’accordo!


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