SUL MONDO D'OGGI

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno

 


SUL MONDO D'OGGI


Guardando al panorama delle correnti di pensiero che dominano nel mondo d'oggi
, si ha talvolta l'impressione che esso sia completamente in balia del relativismo e dello scetticismo, fino a rinunciare ad ogni tentativo e a ogni desiderio di raggiungere la verità. In realtà, l'anelito alla verità non può essere soffocato nell'anima dell'uomo.

Il mondo d'oggi non aspetta dalla Chiesa piccole cose. L'incertezza, il dubbio, la negazione investono problemi essenziali dell'esistenza. Non possiamo permetterci il lusso di perderci nei particolari.
I tempi nostri non sono più difficili, per chi vuol dare a Cristo una testimonianza di fede e di amore, che i tempi in cui gli Apostoli iniziarono la predicazione del Vangelo.

La ricerca dell'efficientismo, da non confondersi con la doverosa ricerca dell'efficienza, cioè di un risultato concreto del nostro lavoro per il Regno di Dio, può facilmente favorire la tendenza ad imporsi agli altri, ad agire con un autoritarismo che non rispetta la libertà del fratello e le tappe del lavoro della grazia, e che troppo facilmente sostituisce l'azione dell'uomo all'azione di Dio.

È necessaria una radicale revisione della mentalità ancora largamente dominante, secondo cui ognuno è padrone dei propri averi e ne fa quello che vuole. È inutile nascondersi che la pratica della povertà è tutt'altro che facile. Essa va contro istinti che s'annidano nel cuore dell'uomo (...). Questi istinti vengono continuamente risvegliati e stimolati dal tipo di civiltà in cui viviamo, tutta protesa a creare nuovi bisogni fittizi che permettano di produrre e guadagnare sempre più. Solo una visione dei valori illuminata dalla fede può ispirare e sostenere lo sforzo che è necessario per andare contro corrente. Infatti la povertà cristiana ha anche un aspetto di rinuncia volontaria e di ascesi come imitazione di Cristo che volle essere povero per arricchirci della sua povertà (cfr. 2 Cor 8,9).

La povertà dev'essere vissuta nello spirito di solidarietà verso i fratelli, in modo tutto particolare verso i bisognosi, così da realizzare, in quanto possibile, un'eguaglianza nel fatto economico fra quelli che sono uguali come creature e figli di Dio (cfr. 2 Cor 8,13-15).
La povertà è spogliamento non solo dei beni esteriori, ma anche di se stessi nell'unità e nell'obbedienza, sull'esempio di Cristo.
La povertà rifiuta la presunzione e la sicurezza con cui troppo spesso singoli e gruppi si atteggiano nei confronti della comunità e dell'autorità della Chiesa, mentre è per questa costante richiamo al servizio umile e disinteressato.
La povertà resiste alla tentazione di ricercare il prestigio e il successo esteriore da parte di chi è invece chiamato a condividere le umiliazioni di Cristo.

Dio non ci chiede di eliminare dal mondo l'abuso del denaro o del potere: ci chiede di denunciarlo. (...) Dobbiamo pure denunciare quel consumismo che (...) invece di cercare il vantaggio dell’uomo, proponendogli quello che veramente giova per le sue necessità reali e per il suo sviluppo, cerca unicamente di sfruttarlo a beneficio della produzione e del capitale, attentando alla sua libertà e minando le sue strutture propriamente umane.
La denuncia del peccato e delle situazioni di palese ingiustizia dovrà essere confermata dalla testimonianza personale di giustizia e di solidarietà.
La fraternità cristiana, mentre presuppone dei valori umani di affetto sincero e di operosa solidarietà, si caratterizza per il richiamo a quella realtà di fede che illumina e ispira tutta la vita del credente in Cristo. Siamo fratelli perché figli dell'unico Padre, (...) perché siamo invitati a sedere all'unica mensa in cui Cristo si dà a noi come pane di vita.

Il diritto alla libertà fonda il dovere di usare della libertà. Usarne evitando di ricadere sotto il dominio del peccato, ma facendosi servi della giustizia;
usarne per rivendicare il diritto di operare secondo il dettame della coscienza senza assoggettarci alle pretese di chi voglia imporci arbitrariamente le sue scelte senza averne l'autorità;
usarne per parlare e operare con sincerità e franchezza vincendo il rispetto umano e andando contro corrente se la coscienza ce ne impone il dovere;
usarne per vincere le tentazioni di un conformismo pigro e inerte che trova più comodo fare ciò che si è sempre fatto, ciò che non scontenta nessuno, invece di domandarci cosa esige da me, in questo ambiente e in questo momento, l'adempimento del mio dovere.

Padre Michele Pellegrino

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