TANZANIA: gina lako nani?

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno


Il volto, la storia, l’amicizia concreta con l’altro ci può aprire un mondo. Se l’entusiasmo di quest’incontro è coltivato, si può incontrare anche l’Africa…

di Valeria Frola

Quest’estate, nel mese di luglio, grazie all’ordinazione sacerdotale di Ambrose, caro amico, che, per ragioni di studio, risiede in Italia da alcuni anni, ho avuto la fortuna di vivere un’esperienza bellissima in Tanzania, terra che mi ha regalato grandi emozioni, che ha saputo commuovermi, affascinarmi, stupirmi, interrogarmi.
Ho avuto modo di visitare le città di Dar es Salaam, Iringa, vicino alla quale sorge il Ruaha National Park che ospita elefanti, leopardi, antilopi, gnu… Irambo e Mbeya.

Per me è stato, da subito, tutto una novità ed una scoperta, a cominciare dal mezzo di trasporto utilizzato: era infatti la prima volta che salivo su un aereo… Per poi continuare con le celebrazioni religiose, molto partecipate, rese significative per i canti e i balli e per l’utilizzo di strumenti musicali da me mai visti prima. Non è semplice trovare le parole per descrivere le emozioni, i pensieri, gli stati d’animo che mi riempiono la mente ed il cuore e che hanno reso questo viaggio unico e speciale, ricco di volti, immagini, colori, profumi…

Tutto è stato un dono: dalla calda accoglienza delle persone conosciute, al sorriso dei tantissimi bimbi che si incrociavano per le strade, fin dal mattino presto, intenti ad andare a scuola o a vendere frutta alle fermate dei daladala (minibus locali), dalla vastità degli spazi, alla bellezza del cielo, trapuntato da stelle incredibilmente grandi e luminose. I bambini, probabilmente, sono stati il regalo più bello, sarei stata per delle ore a guardarli… Mi ha colpita da subito la loro autosufficienza, la loro capacità di badare a se stessi, il loro stare a lungo in giro da soli, lontano dagli occhi vigili di un adulto. Erano sempre allegri e vivaci, curiosi e spontanei, si divertivano un mondo a dare vita a partitelle di calcio, rincorrendo una palla fatta di stracci ed utilizzando una porta improvvisata sul momento; spesso i più grandicelli portavano con disinvoltura il fratellino sulla schiena, sapientemente “imbracato” in stoffa colorata; i più piccini ti scrutavano tra il divertito ed il perplesso: i loro occhi sgranati, erano attratti dallo strano “pallore” di chi gli stava di fronte; tutti si lasciavano coinvolgere in bans, attratti dalla novità, pronti ad imitare gesti e a ripetere semplici parole, desiderosi di essere, anche solo per un attimo, guardati e accarezzati.

È stato naturale pensare ai bimbi
che vivono nelle nostre città, sommersi da cure, attenzioni e, spesso, da esagerati timori, alle tante comodità che ci circondano e di cui ci accorgiamo, purtroppo, solo quando vengono a mancare, al superfluo che troppe volte invade le nostre vite, disorientandole e privandole di ciò che conta veramente.
È stato divertente cimentarsi nella lingua locale, vincendo la timidezza e la paura di non essere compresi… La frase più ricorrente era “gina lako nani?”, che significa “come ti chiami?” e veniva posta frequentemente ai bimbi, i quali, rispondevano con un sorriso, mal celando meraviglia e stupore…

La promessa che ho fatto a me stessa, appena tornata a casa, è stata quella di non ridurre questo viaggio ad una semplice esperienza che si aggiunge alle precedenti; mi impegnerò, infatti, a coltivare, giorno dopo giorno, il desiderio e la speranza di poterci tornare… Non nascondo che l’Africa con le sue tante sfaccettature è riuscita a stregarmi.

Valeria Frola

Vivere una sola vita

Vivere una sola vita,
in una sola città,
in un solo Paese,
in un solo universo,
vivere in un solo mondo è prigione.

Amare un solo amico,
un solo padre,
una sola madre,
una sola famiglia,
amare una sola persona è prigione.

Conoscere una sola lingua,
un solo lavoro,
un solo costume,
una sola civiltà,
conoscere una sola logica è prigione.

Avere un solo corpo,
un solo pensiero,
una sola conoscenza,
una sola essenza,
avere un solo essere è prigione.

Ndjock Ngana

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