Tebow: il “profeta” del football americano

Pubblicato il 04-12-2012

di Carlo Nesti

di Carlo Nesti - Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, spianate la strada a chi cavalca le nubi: Signore è il suo nome, gioite davanti a lui” (Sal 68,5).

Non esiste un solo capitolo della Bibbia in cui venga negata la bellezza di inneggiare a Dio davanti a tutti. Eppure, proprio nell’era della iper-informazione, c’è un problema in più. Il mondo è secolarizzato, e il relativismo impone, troppo spesso, l’etica fai da te: ciascuno per se stesso, nessuno per gli altri.

Evviva, se qualcuno rompe la monotonia e parla di spiritualità in un mare di materialismo, no? E, invece, il rischio è quello di passare per esibizionisti, in particolare se si è noti. Si sospetta che un certo personaggio voglia rifarsi il lifting professionale, mostrarsi con un nuovo look, anche ideologico, per espiare vecchi peccati.

Avete presente Nicola Legrottaglie, Paolo Brosio e Claudia Koll? Dite la verità: in quanti avete dubitato della loro sincerità? Io li conosco: siete fuori strada. Che poi comportarsi da buoni cristiani e appellarsi a valori ampiamente condivisibili aiuti la propria immagine, è scontato.

Ma Gesù avrebbe dovuto curarsi dell’invidia di chi lo vedeva perfetto e rinunciare alla predicazione? Agli uomini non va mai bene niente, e talvolta, fregarsene è un diritto. Esempio: Tim Tebow, grande e leggendario campione di football americano. Lui non si accontenta di essere un asso del suo sport.

Lui vuole sfruttare la popolarità per diffondere la Parola di Gesù, e diventa il simbolo del moderno cattolicesimo statunitense. Dovrebbe nascondersi e non esternare la sua Fede?
Il pericolo è un altro, ed è da cercare intorno a chi si espone.

Quando, a Pasqua, ha parlato davanti a 15 mila persone, sulla collina alle porte di Georgetown, Joe Champion, organizzatore, ha detto: “Nel cristianesimo, oggi, ci sono il Papa e Tebow. Non avevamo abbastanza spazio per il Papa”. Booooooom! Esagerato!

L’accesso ai media è stato limitato ai primi minuti della predica, e le tivù non hanno potuto trasmettere in diretta. Perché? Se vengono adottate le stesse regole esclusive dello sport business, anche quando il tema è Gesù, significa che lo sport business è più importante di Gesù. Ecco: questo non lo tollero.

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