Tempo della remissione per i carcerati

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno


"Non ci sono le condizioni né per l'amnistia, né per l'indulto.
Per ora si va avanti con l'indultino".
L' affermazione, riportata da vari quotidiani nei giorni scorsi, è di Luigi
Vitali capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia della camera.
Il Parlamento riprenderà l'esame dell'indultino solo il 4 febbraio.

 

"Oggi in un quadro generale caratterizzato da tragiche ed epocali contrapposizioni, le divisioni sulla questione carceraria appaiono come l´ennesima chance buttata al vento", lo ha dichiarato a La Stampa il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. L'Osservatore Romano, organo di stampa del Vaticano, commenta criticamente: "Dopo lunghe settimane di dibattiti, di proposte e di polemiche, sembra tramontata la speranza di un qualsivoglia intervento per alleviare la pesante situazione delle carceri. I dissidi tra le forze politiche e le battaglie tra i gruppi parlamentari hanno di fatto vanificato gli appelli, anche i più alti e autorevoli, a trovare un accordo per compiere un gesto di buona volontà.


Indulto e indultino - per non parlare dell'amnistia -
sono diventati un gioco di parole svuotate di significato e di concretezza, e suonano come un'amara presa in giro per migliaia di detenuti che negli istituti di pena hanno vissuto una vana attesa." La questione carcere si trascina da tempo nelle aule di Montecitorio senza che sia stato possibile varare provvedimenti di clemenza. In occasione dell'Anno Santo del 2000 Giovanni Paolo II aveva chiesto un gesto di clemenza per i detenuti, ottenendo risposte favorevoli da parte di varie nazioni.

L'appello, ripetuto dal Papa il 14 novembre scorso in occasione della sua storica visita in Parlamento, raccolse cori di consenso sia da parte della maggioranza che dell'opposizione, ma non ebbe seguito. Venuta a cadere l'ipotesi indulto -cancellazione della pena per i reati minori- rimane sul tappeto l'indultino, cioè la sospensione condizionata della pena. Gli istituti di reclusione nazionali sono vicini al collasso. Ospitano in strutture per lo più inadeguate circa 56.000 detenuti, il 25% in più rispetto alla normale capienza. Nonostante l'impegno degli operatori penitenziari sembra difficile poter assicurare ai detenuti la possibilità di un reale recupero in vista del reinserimento a pieno titolo nella vita civile, che è quanto prevede la nostra Costituzione.

Il Sermig ha lanciato appelli in più occasioni per sostenere l'opportunità di gesti di clemenza, che nel nostro ordinamento devono passare il vaglio del Parlamento. Ernesto Olivero in una lettera inviata ai presidenti dei due rami del Parlamento propone il "tempo della remissione": "Si tratta di un gesto di clemenza quanto mai opportuno, che saprà trovare nella saggezza legislativa delle Istituzioni preposte la giusta via per essere realizzato. E' un gesto di generosità, un'apertura di credito nei confronti di persone che hanno sbagliato e che per questo sono state giustamente sanzionate dal nostro ordinamento, ma è insieme una misura pratica che può contribuire ad umanizzare molti istituti carcerari sfoltendo la popolazione carceraria. Il Tempo della remissione può concretamente disarmare una parte della nostra società attraverso un gesto di indulgenza condiviso da credenti e laici, da esponenti delle diverse forze politiche, da gruppi e associazioni, da vasti strati della popolazione."

Il Sermig avvicinò il pianeta carcere nel 1970 a Torino presso le "Nuove". In seguito l'incontro con alcuni detenuti dissociati appartenenti alle frange eversive di sinistra e di destra portò alla realizzazione di una cooperativa di lavoro, la prima in Italia, che operò sia dentro che fuori dal carcere. L'intento era ed è quello di rompere l'isolamento dei detenuti favorendo contatti con il mondo esterno e nello stesso tempo sensibilizzare la società civile su questo spaccato di mondo che non può essere ignorato e abbandonato. Nel super carcere di Porto Azzurro entrammo in contatto con Piero Cavallero, ergastolano, noto all'opinione pubblica per una serie di rapine avvenute negli anni '50. Quando ottenne la semilibertà venne a vivere all'Arsenale della Pace dove si convertì, completando il suo percorso umano a servizio dei poveri e dei suoi ex compagni di detenzione. La sua vicenda umana è racchiusa nel libro autobiografico "Ti voglio bene".

Claudio Maria Picco

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok