Un acronimo

Pubblicato il 29-01-2010

di Guido Morganti

logoico.jpgForse non tutti sanno che “Sermig” viene da “Servizio Missionario Giovani”: tre parole che in 45 anni di storia hanno contrassegnato altrettanti ambiti di responsabilità.

di Guido Morganti

 

interno1.jpgIn un circuito di lampadine collegate in serie, se una lampadina si brucia la corrente non arriva alle altre. Più sono le lampadine, più il buio fugge. Per la responsabilità accade come per il circuito elettrico: se una lampadina viene meno, le altre fanno la stessa fine.
Mi rifaccio all’analogia del circuito per dare uno sguardo ai 45 anni di storia del Sermig.
Poco per volta si è inserita una lampadina, si è costruito il circuito aggiungendo responsabilità a responsabilità, dei “sì” ad altri “sì”. E il circuito ancora oggi continua a funzionare, a diffondere luce, quando tutti si impegnano a rimanere fedeli e coerenti al proprio sì.

Sermig è l’acronimo di Servizio Missionario Giovani, dove il “mi” è il baricentro che prende sottobraccio le altre due sillabe.
Leggendo con la chiave della responsabilità le tre sillabe, si può associare il “mi” alla responsabilità verso Dio e la fede, il “ser” alla responsabilità verso gli altri ed alla filosofia di vita e la “g” a quella verso il futuro, tenendo presente che da ognuna sgorga una cascata di altre responsabilità interconnesse tra loro. Mi limito ad alcune pennellate sui tre temi.


SERVIZIO

Il servizio implica una serie di responsabilità che sintetizzerei nello slogan “far bene il bene”. Accogli un misero? Devi preparargli un ambiente decoroso (ecco la responsabilità della bellezza), mettergli accanto persone preparate e motivate (responsabilità della formazione continua), dargli occasioni perché scopra di essere una risorsa (responsabilità della speranza, del farsi carico gli uni degli altri). La Foresta che cresce dell’Arsenale di San Paolo ne è un chiaro esempio (per chi vuol saperne qualcosa: arsenaldaesperanca.org.br e florestaquecresce.org.br).

Vuoi portare sviluppo? Il senso di giustizia e la commozione ti fanno fronteggiare le emergenze con aiuti immediati, ma per rendere protagonista la gente del proprio sviluppo occorre un progetto condiviso che investe aspetti culturali, economici, tecnologici. Il che implica quella continua creatività, ricerca, realizzazione radicate nella responsabilità di fornire primizie e non avanzi. L’utilizzo della tecnologia e la ricerca condotta al Sermig nel campo di nuove modalità per fornire energia indicano la forte tensione nel progettare sviluppo e futuro attraverso l’innovazione.

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Il servizio acquista poi un valore
particolare quando è condito dalla gratuità. Risorse materiali e spirituali, tempo, capacità, intelligenza donate agli altri, anzi restituite - come si dice al Sermig -, danno vita non solo agli altri, ma anche a chi restituisce. Perché vivere la restituzione aiuta a capire ciò che di noi non è ancora condiviso con gli altri: diventa un cammino di conversione.
Il servizio perciò non è solo assumersi la responsabilità dell’altro, ma anche verso se stessi.


MISSIONARIO

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Il termine missionario implica il non tenere per sé l’incontro con Gesù che ha cambiato la propria vita e le ha dato un senso forte. La responsabilità della comunicazione di questo evento non è affidata alle sole parole, ma a risposte concrete che passano attraverso l’amore, la risposta all’amore di Dio. E, come si sa, amore implica farci gli affari degli altri (Mt 25). Naturalmente, con un’attenzione che non è rivolta alla sola povertà materiale.

Inoltre, chi fa parte del corpo di Gesù, che è la Chiesa, non si sente chiamato solo a testimoniare l’amore, ma sente anche la responsabilità di non smembrare il Corpo di Cristo. In questo senso la fedeltà alla Chiesa diventa una ricchezza, una continua conversione a Gesù e la responsabilità di far crescere il mio sì, rendendolo intraprendente. Ciò include anche, se necessario, la critica costruttiva delle strutture e la ri-costruzione, perché sentirsi membra vive e partecipi impegna a portare alla luce il sogno di Dio: la Chiesa delle beatitudini.


GIOVANI

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L’ultimo decennio della storia del Sermig è stato caratterizzato dal sentirsi sempre più responsabili verso i giovani. La Carta dei giovani (la sequenza di 10 voglio e mi impegno), il movimento Giovani della Pace, i loro Appuntamenti Mondiali, le settimane di formazione e condivisione sono riferimenti costanti per poter progettare un futuro in cui forte senso della vita, giustizia, pace possano camminare insieme. Una tensione che ti impedisce di limitare al presente, all’attimo fuggente il tutto, la ragione e le ragioni di essere.

Lavorare con e per i giovani diventa quindi una traduzione pratica della responsabilità che il Sermig sente verso il futuro dell’umanità. Questa passa attraverso una cultura in cui gli ostacoli diventano occasione per sognare e realizzare un mondo più capace di amare, quindi più felice. La luce deve annullare il buio: siamo tutti responsabili della speranza, della diffusione di una cultura della vita, della quotidianità di azioni di pace. Ho usato tante parole e pochi esempi. Ma scriverli non rende l’idea. Vieni agli Arsenali della Pace di Torino, dell’Incontro di Madaba, della Speranza di San Paolo. E vedrai.

 

 

Guido Morganti
da Nuovo Progetto agosto-settembre 2009

 

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