Un’altra prospettiva

Pubblicato il 23-05-2022

di Paolo Lambruschi

Ascoltare l’Africa e superare vecchi pregiudizi che impediscono di capire il presente e guardare al futuro

L'Africa subsahariana è sede di almeno 20 conflitti, è l'area più povera del pianeta, è infestata dal terrorismo jihadista ed è colpita da mutamenti climatici. Sembra una battaglia persa, l'unica via rimane quella dell'aiuto umanitario, molte volte solo assistenziale. Rassegniamoci a vedere flussi sempre crescenti di migranti irregolari in cerca di riscatto in Europa, portati da trafficanti senza scrupoli a morire in mare o nel deserto mentre la politica chiude i confini e paga turchi, libici e gli Stati di passaggio delle rotte perché li fermino a ogni costo. E non dimentichiamoci la pandemia, che da quelle parti non viene quasi trattata visto che in media solo il 5% della popolazione si è vaccinata. Questa in sintesi è l'informazione che i media italiani danno dell'Africa quando ne parlano. Una narrazione che risente ancora del pregiudizio degli antichi romani che sulle mappe scrivevano hic sunt leones sotto la Libia e l'Egitto per paura di un mondo ignoto.

Proviamo invece a guardare le cose da una prospettiva diversa. Magari quella suggerita dal Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali. Ascoltiamo l'Africa attraverso le voci e le storie dei migranti, ma anche la voce della società civile. Impareremo due o tre cose importanti che magari cambieranno la nostra visione. Ad esempio che costituisce il 20% della superficie della Terra e ospita il 16% della popolazione mondiale. Tutta-via la sua economia non supera il 3% del PIL globale. Da questo deriva la convinzione comune che l’Africa sia povera. Invece il continente africano contiene oltre il 65% delle riserve note di materie prime terrestri, vale a dire oro, petrolio, rame, ferro, bauxite e le strategiche terre rare che fanno funzionare smartphone e computer. Poi si stima che in Africa Sub-Sahariana ci siano il 60% delle terre agricole non coltivate a livello globale (senza intaccare le aree forestali) e risorse idriche e foreste di legno pregiato. L'Africa può sfamare il mondo (oltre che se stessa) e i Paesi africani potrebbero tranquillamente svilupparsi.

Ma qui entra in gioco la maledizione delle risorse, che prevede il sistematico saccheggio di vecchie e nuove potenze e di aziende globali, spesso con la complicità delle élites locali corrotte. E spiega perché qui si combattano molte guerre dimenticate. Gli africani sono stati e vengono ancora derubati e impoveriti. Molti acri di terre fertili vengono comprate da stati stranieri che si garantiscono riserve in genere di cereali, sfruttando popolazioni rurali che lì abitano da sempre. È il land grabbing, il furto legalizzato di acqua e terra coltivabile.

Sempre ascoltando, possiamo apprendere l'Africa è in continua trasformazione perché è giovane e la grande quantità di popolazione sotto i 20 anni è la sua principale risorsa in un mondo che sta invecchiando. La popolazione africana crescerà infatti quasi 4 volte nel corso di questo secolo per la riduzione della povertà e il drastico calo della mortalità infantile, grazie al miglioramento sistemi sanitari. Tra sette anni il 42% della popolazione giovanile mondiale vivrà in Africa. Vuol dire che la manodopera globale del XXI secolo verrà da questo continente. Dalla spinta demografica verrà un'esplosione economica con una grande domanda di connessioni ed energia che qui può essere verde grazie al vento e all'acqua. Chi sta cogliendo l'opportunità di lavorare con l'Africa per il futuro? Soprattutto Cina e Paesi arabi, che sono in conflitto con Usa e Ue per garantirsi accordi migliori e spesso sono in vantaggio. Ma ascoltiamo bene l'Africa. Sa che l'Ue porta sviluppo duraturo e diversi Paesi come l'Italia hanno abbandonato un atteggiamento neocoloniale. Ne ha bisogno. Quando Bruxelles progetta la transizione energetica, l'economia digitale e verde, pensi alla grande sorella aldilà del Mediterraneo per allargare e non chiudere i confini della pace.

 

Tra sette anni il 42% della popolazione giovanile mondiale vivrà in Africa. Vuol dire che la manodopera globale del XXI secolo verrà da questo continente

 

Paolo Lambruschi

NP Febbraio 2022

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