Vera Lucia Santos

Pubblicato il 17-04-2019

di Simone Bernardi

di Simone Bernardi - «Ieri sera il temporale ha fatto saltare l’elettricità, ma quando ho guardato fuori dalla finestra, l’Arsenale era illuminato. Meno male!». Per Vera, l’Arsenale della Speranza è qualcosa di più che un vicino, è un po’ come un nipote che sta giocando in strada, ogni tanto bisogna dare una sbirciata per vedere se va tutto bene.

Il fatto che da quasi 9 anni sia una nostra volontaria è per lei un “atto di residenza” che nasce da un punto di vista esclusivo, quello del 17esimo piano dell’edificio “Bresser 1” da cui si gode di una vista quasi aerea del quartiere. E l’Arsenale è proprio li sotto, sembra di vedere un plastico, con i suoi tetti rossi, una cartolina dal passato... ma con una lunghissima fila di uomini che ogni giorno scorre lungo quella parete, attraversa la porta e si distribuisce, come tante formichine, lungo i vialetti e nei vari locali.

«Dall'alto i problemi sembrano più piccoli» – ha scritto un astronauta nostrano dopo aver soggiornato nello spazio per una missione di lunga durata – ma dal soggiorno di Vera i problemi, per quanto visti dall’alto, continuano ad essere scomodi, al punto che l’agente immobiliare, che 9 anni fa cercava di convincerla a comprare l’appartamento, gentilmente le spiegava: «Quello è un centro di accoglienza per senza fissa dimora, ma non si preoccupi, presto lo faranno chiudere ». Ma Vera non è di quelle persone per cui “benessere e sicurezza” fanno rima con filo spinato e telecamere, allo smartphone preferisce ancora due chiacchiere per la strada, anche a costo di entrare in contatto con la povertà del villaggio globale.

«Quando guardavo dalla finestra e vedevo quella fila mi chiedevo: ma cosa sarà? Ci sarà pure qualcosa che posso fare?». E così, ormai insediata nell’appartamento, un giorno è scesa, ha attraversato la strada e ha bussato anche lei alla stessa porta dei “moradores de rua”.

Oggi l’Arsenale fa parte della sua vita, impossibile organizzare la sua settimana senza tenerne conto: ogni martedì e giovedì si occupa del bazar, il venerdì i suoi nipoti frequentano le lezioni di judo organizzate dall’Arsenale, Nelson, il vicino fantasma che era semplicemente il signore a cui affittava il garage, è diventato un amico volontario. La voglia di creare una comunità ha superato di gran lunga la ricerca di “benessere esclusivo”. Dal basso i problemi sembrano più grandi, ma possono diventare un’opportunità.

Simone Bernardi
OBRIGADO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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