SIRIA - ALEPPO

Pubblicato il 30-04-2021

RICOSTRUIRE VITE

Guerra e violenza spietata lasciano una pesante eredità di miseria e profonde ferite nelle persone e nelle relazioni tra di loro.

Sosteniamo una presenza fedele di ‘carità attiva’ che aiuta a trovare ancora senso e motivazione, costruisce ponti, alimenta dialogo.

Progetto attivo dal 2019, e a continuare

 

In 5.000 anni di storia Aleppo,  seconda città della Siria, un tempo sua capitale economica, ha vissuto già tempi difficili. Gli ultimi otto anni di guerra, non ancora finita, hanno però colpito duramente come non mai.

Immagine della tragedia di un intero Paese, la città è stata a lungo spaccata a metà: campo di battaglia, strada per strada, casa per casa, dall’estate del 2012 alla fine del 2016. Ribelli, e terroristi, e governativi vi si sono assediati a vicenda. Bombardamenti aerei, lancio di missili, ordigni improvvisati ma letali, hanno falciato indiscriminatamente la popolazione che non è riuscita, non ha potuto, o non ha voluto scappare in un altrove neanche facile da trovare…  In tutto il Paese, mezzo milione i morti, sette milioni gli sfollati e i profughi:  due terzi dei suoi abitanti di un tempo, lontano.

Apocalittiche le immagini di quanto resta della città: distrutta al 70%, interi quartieri ridotti in rovina, case e antichi monumenti. Qualche improvviso attacco dimostra come la pace sia ancora tutta da conquistare.

Anni di guerra ‘totale’, violenza senza pietà, non passano senza lasciare profonde ferite. Negli edifici, e nelle infrastrutture: la precaria e insufficiente erogazione di elettricità e acqua potabile sono un fardello per la vita della gente, rallentano pesantemente il riavvio di qualche attività economica.

Ma soprattutto ferite nelle persone e nelle relazioni tra di loro. Molte evidenti, e altrettante nascoste.

 

LAVORARE PER UNA RINASCITA

Non è facile, ma c’è chi ci crede veramente. La Parrocchia della comunità latina di San Francesco d’Assisi, ad Aleppo ovest, la sola rimasta in piedi, è stata e resta punto di riferimento; grazie ai frati, sempre rimasti. Padre Ibrahim Alsabagh, il parroco, ha costantemente mantenuto una presenza di ‘carità attiva’, segno di misericordia, sostegno necessario della vita e della speranza.

 

IL PROGETTO: RICOSTRUIRE FUTURO

Nello scenario ereditato dalla guerra e dalla violenza, la ricostruzione parte dalle persone, dalle famiglie, dalla comunità.

Cessati i combattimenti, terrore, sofferenze, privazioni, ansia, non cessano d’incanto. L’amarezza di chi, pur sopravvissuto, ha perso tutto, porta disperazione; mentre il lavoro stenta a riprendere, a generare anche solo il minimo vitale coi prezzi dei beni di prima necessità cresciuti a dismisura. 

La speranza è non sentirsi soli.

Dare alla vita la possibilità di riprendersi, di trovare ancora senso e motivazione.

 

La via che Padre Ibrahim e i frati hanno percorso, e continuano a cercare di aprire -“cerchiamo di essere la mano tenera di Dio” -  è quella di una presenza di ‘carità pratica’, che manifesta la sua bellezza entrando nella vita quotidiana.

E’ un sostegno spirituale e materiale, che incoraggia, accompagnando in particolare le giovani famiglie, perché, fondate su valori importanti, siano ancora una volta l’energia di un nuovo avvenire, sostegno di quanto è loro attorno.

E’ un progetto ecumenico, che ha la benedizione di tutte le comunità cristiane, cattoliche ed ortodosse. Senza dimenticare anche di aiutare i fratelli e le famiglie musulmane in analoghe difficoltà.

La pace è un bene da ricostruire sempre; anche continuando a costruire ponti, alimentando il dialogo…

 

La carità è un pacco alimentare, ancora indispensabile per molti.

Un aiuto per una visita medica o una prestazione sanitaria. 

La ristrutturazione in qualche modo di una casa per tornare a renderla abitabile – più di milleduecento finora -, o il pagamento dell’affitto per un tempo. Un minimo di arredamento. Aiuto per avere fornitura di energia elettrica.

L’avvio di tante piccole iniziative economiche – centinaia - che possano dare stabilmente opportunità e autonomia.

Per la comunità cristiana di Aleppo, l’iniziativa si assume oggi una particolare importante responsabilità. In tutto il Paese, è passata dal 10% al 4% dei suoi abitanti. Specie ad Aleppo i ritorni sono pochi, perché la crisi lì resta più acuta che altrove, e non potrà evolversi in tempi brevi. 

Ancora una voltò, la carità unisce vicini e lontani, in una profonda comunione.

Ci siamo con entusiasmo affiancati a questa presenza e vogliamo continuare a sostenere questo percorso, occasione per seminare una nuova unità in una comunità dilaniata, e che ci aiuta a convertirci alla pace.

Come sempre ogni realizzazione nascerà dalla volontà di molti amici di farsi condivisione e speranza concreta per chi ne ha più bisogno.

Grazie per quanto potrà essere possibile fare.

 

 

Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo – Arsenale della Pace, Piazza Borgo Dora 61 Torino

IBAN: IT29 P030 6909 6061 0000 0001 481   Banca Intesa SanPaolo

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