L’amore non giudica

Pubblicato il 06-02-2018

di Ernesto Olivero

di Ernesto Olivero - Nelle nostre città sempre più persone dormono per strada e rifiutano un posto in accoglienza. Andiamo oltre l’indifferenza!

Una sera durante un incontro, un ragazzo è intervenuto puntandomi il dito addosso: tu, Olivero, stanotte dove dormi? Non risposi nulla. Lui mi disse che in città c’erano solo venti posti a disposizione per la povera gente. All’epoca lavoravo in banca, ma decisi che anche se l’indomani avrei dovuto presentarmi al lavoro, quella notte l’avrei passata in stazione e scoprii l’inferno. Torino è la mia città e la amo nel profondo.
Vedo tanta gente impegnata ad aiutare, a consolare, a mettersi in gioco per gli altri. In questi anni, abbiamo fatto molti passi in avanti, ma non basta.

Ancora troppe situazioni ci sfuggono.
Quello che consiglio ai nostri amministratori, è di farsi anche loro stanotte un giro al freddo. Sono certo che arriveranno alle stesse conclusioni a cui arrivai io quella sera. Una città civile dovrebbe stabilire il divieto di dormire per strada e offrire luoghi puliti, accoglienti e dignitosi dove ci siano persone capaci di prendersi cura di chi ne ha bisogno.

Ma non possiamo pensare che i dormitori possano essere l’unica soluzione al problema. Dovremmo pensare a strutture più piccole, dove anche chi fa fatica a condividere gli spazi con altri possa comunque avere un piccolo spazio da sentire proprio.

Dovremmo mettere in campo personale specializzato perché sempre di più i problemi non sono solo materiali. Non ci dovremmo stancare di convincere quanti non hanno una casa ad andare nei luoghi dove sono attesi, dove c’è posto per loro ma non solo per una notte e domani si ricomincia. A chi mi dice che tanti non vogliono, che preferiscono rimanere in strada, racconto quello che è successo qualche tempo fa. Era quasi mezzanotte e due ragazzi di Torino, che stavano tornando da una festa o forse dal cinema, si sono fermati in corso Giulio Cesare e hanno visto sotto una panchina qualcosa che si muoveva.

Sotto quel mucchio di coperte c’era una signora molto anziana. Cosa hanno fatto? L’hanno sollevata e trascinata in auto, lei urlava: «Lasciatemi stare, questa è casa mia!». Chiamava casa quel luogo orribile e gelido. I ragazzi si sono rivolti alla polizia, che li ha mandati all’Arsenale della Pace. Sono arrivati da noi, lei continuava a urlare. Il volontario che l’ha accolta ha cercato di calmarla: «Signora, noi le vogliamo bene». «Non chiamatemi signora, non sono una signora». In realtà quella parola “signora” è arrivata nel cuore di quella donna come una parola magica.
Da quella sera Lucia è tornata ad essere la signora Lucia. L’amore, quello che non giudica, è la strada da seguire. E l’amore è alla portata di tutti.

Ernesto Olivero
EDITORIALE
Febbraio 2018

 

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