SCUOLA: prestigio in declino

Pubblicato il 31-08-2009

di stefano


Loredana Sciolla, sociologa, insegna all’Università di Torino. È coautrice di un’inchiesta dal titolo: “La socializzazione flessibile. Identità e trasmissione dei valori tra i giovani” (con Franco Garelli e Augusto Palmonari, Il Mulino 2006). Pubblichiamo due brevi riflessioni emerse in uno scambio con lei sulla situazione della scuola italiana.
 
A cura della redazione 

LE AGENZIE EDUCATIVE
Dalle nostre ricerche emerge una differenziazione funzionale: la famiglia insegna di più certe cose, come l’autonomia, il ragionare con la propria testa e sapersi assumere le proprie responsabilità; il gruppo di amici insegna la fiducia reciproca e la collaborazione, la scuola il senso dell’autorità. Sembrerebbe però che il patto tra gli adulti nell’educazione, una volta molto rilevante - i genitori avevano verso gli insegnanti un senso di reverenza, si fidavano - sia in crisi. Gli insegnanti lamentano che i genitori vogliono entrare a pieno titolo nel dibattito sui modelli educativi sostenendo i figli contro gli insegnanti stessi, non accettando elementi di critica o di disciplina. I genitori, da parte loro, rifiutano questa lettura, accusando a loro volta gli insegnanti di non sapere coinvolgere sufficientemente i giovani nelle loro materie.

 

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IL RUOLO DELL’INSEGNANTE
Di fatto questo ruolo oggi è in crisi, mentre lo è meno quello di genitore, e i giovani ne hanno una percezione negativa. Quasi nessuno vuole fare l’insegnante, mentre una volta erano tanti i giovani che vedevano nel maestro, nel professore un modello e una professione ambita. Lo stipendio è ridottissimo, il prestigio sociale è in declino e in alcuni casi è scarsa la professionalità. Questo declino, presente in tutta Europa, è particolarmente accentuato in Italia, anche a causa di cambiamenti strutturali nella società e nell’istituzione (un solo esempio: la scuola pubblica è crogiuolo di classi sociali differenti), nel tipo di formazione professionale, nel rapporto con il mercato del lavoro. E il dibattito pubblico sul tema, anche da parte dell’impresa, dell’associazionismo a differenza che in altri Paesi europei, è quasi inesistente. Da noi si sente parlare di scuola solo per il bullismo: non che non sia un fenomeno preoccupante, ma non è rappresentativo della scuola italiana.
UN PROBLEMA GROSSO, I MEDIA…
… e di questo se ne deve fare carico la società, non soltanto gli addetti ai lavori. Il 2005 è stato l’Anno dell’educazione alla cittadinanza, indetto dalla Commissione Europea. In Italia nelle scuole non è stato fatto niente. Eppure è qualcosa di molto concreto: si educa alla tolleranza, al rispetto per gli altri, all’educazione stradale, alla salute, all’ambiente, al rispetto delle cose pubbliche... Per concludere, a mio parere la scuola non dovrebbe riflettere solo la società che abbiamo, ma dire in qualche modo come la società dovrebbe essere, essere un progetto della società futura.
Da un’intervista a Loredana Sciolla
a cura della redazione
Sulla scuola vedi anche:
Bocca di Rosa insegna(altri link in calce)

 

 

 

 

 

 

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