Spiritualità

Pubblicato il 11-09-2017

di Raffaele Schipani

Cesare FallettiPREGARE E AGIRE, PREGARE E AMARE, PREGARE E TACERE, PREGARE E ASCOLTARE
Dio è amore e noi possiamo essere suo riflesso perché abitati da lui, perché lo scegliamo con tutto il cuore. Amati, amiamo. Ci inginocchiamo davanti all’uomo solo, sofferente, oppresso, per amarlo con il cuore paterno e materno di Dio, per accompagnarlo, se lo desidera, verso l’incontro con il suo amore.

Fraternità Sermig


COME LIEVITO NELLA PASTA
Padre Cesare Falletti con semplicità e profondità ha saputo parlare di Dio ai giovani. Davanti a Dio non si può fingere, bisogna trovare il coraggio di essere veramente se stessi e di accettarsi per quello che siamo con le nostre qualità e le nostre fragilità, trovarsi davanti a Dio porta a un cammino di riconciliazione e trasforma la vita, apre alla gioia, perché anche davanti agli altri si può semplicemente essere se stessi e dare quello che si ha.

Ma come incontrare Dio? La cosa fondamentale è cercarlo, innanzitutto nella sua Parola, che dice che Dio è presente e ci vuole bene, anche se intorno a noi c’è un mondo che sembra dimostrare il contrario, che sbatte davanti agli occhi tanto male che sembra negarne l’esistenza. Ma è proprio in questo mondo che Dio ha seminato semi di bene, ci dobbiamo credere, questa è la fede e dobbiamo imparare a vederli. Il segreto per scoprirli è guardare con gli occhi di Dio, uno sguardo di misericordia e tenerezza, che soffre nel vedere qualcuno che ami, farsi del male.
Nella vita di ognuno ci sono semi di bene, ma siamo talmente concentrati su noi stessi, su quello che vogliamo noi, che non riusciamo a vedere che Dio ci ama e desidera entrare in una relazione d’amore con noi; invece di abbandonarci a questo amore, cominciamo a lottare con Dio, pensiamo che voglia tarparci le ali, sottrarci qualcosa e non comprendiamo che nella dinamica dell’amore la volontà di chi ama è desiderare il bene dell’amato e la nostra libertà consiste esattamente nello scegliere il bene, nel scegliere di amare. In questo modo la vita di Dio e la nostra cominciano a muoversi all’unisono.

Padre Cesare ci ha raccontato come la Trinità di Dio non desideri altro che attrarci con dolcezza in questo circolo d’amore, che non ci abbandona nemmeno nei momenti bui o difficili della nostra vita, quando siamo assaliti dal dubbio, dall’insidia del male che cerca di convincerci che Dio non vuole il nostro bene. Il cristiano non sa perché il male esiste, ma sa che il progetto di Dio per l’uomo è il bene e la vita, sa che Gesù ha condiviso il male fino in fondo e l’ha vinto per noi. Questa è la speranza che il cristiano è chiamato a testimoniare con la sua vita, con la mitezza e l’umiltà che si possono imparare dando del tempo a Dio, vivendo con Dio, rimanendo come Gesù in mezzo agli uomini, come il lievito nella pasta. Una presenza, a volte silenziosa, che crea relazioni, che consente all’altro di essere se stesso e permette di dialogare e di accompagnare l’altro nel suo cammino verso Dio.

Raffaele Schipani
presso Studio Teologico S.Antonio

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