Solo una Chiesa "scalza" ritrova l'autorità morale

Pubblicato il 19-03-2013

di Redazione Sermig

L'intervista di Ernesto Olivero su "Avvenire" di domenica 17 marzo 2013

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avvenire.it

“Come vorrei una Chiesa povera per i poveri!”, ha detto il Papa. Cos'ha pensato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, voce storica della Chiesa degli ultimi?
Un sussulto di gioia irrefrenabile mi ha avvolto nel vedere ciechi, zoppi, affamati, carcerati finalmente a casa propria dentro la Chiesa. Un sussulto di gioia nel vedere una Chiesa che si fa casa per moltitudini di disperati. Gesù è venuto per gli ultimi, per i peccatori. Sono certo che in una Chiesa così si sentiranno a casa anche i ricchi, i potenti, e quelli che credono di aver chiuso con la fede: in questo abbraccio scopriranno il servizio e la condivisione.

E come la immagina lei, questa Chiesa povera ?
In molti posti vive già. Lo dico con umiltà, ma la vedo in mezzo a noi. Una Chiesa povera non dovrebbe stupirci, né suonare come un’eccezione, dovrebbe già essere la normalità! Solo una Chiesa “scalza” ha poi l’autorità morale di richiamare alla coscienza la politica, l’economia e ogni altro ambito della società. Ho sempre sentito che nella Chiesa non deve prevalere la struttura ma l’incontro con la presenza viva di Gesù.

Lo stesso Bergoglio ha avvertito che una Chiesa che non confessa Cristo diventa una Ong assistenziale. Lei riconosce questo rischio? E in che modo lo si evita?
Solo la luce annulla il buio, solo il bene annulla il male. Se non mettiamo al centro Gesù, il centro è qualcun altro che ci porta lontano da Lui. La Chiesa, senza trascendenza, solo provvisoriamente diventa simile ad una ONG, ma con una certezza assoluta: fallirà la missione che Gesù le ha affidato. La Chiesa senza Gesù, senza preghiera, senz’anima è già finita. La Chiesa deve sempre unire lotta attiva e contemplazione.

Anche una Chiesa "povera" però ha bisogno di mezzi e strutture per esercitare il suo servizio. In che modo, senza cadere nell'utopia, è immaginabile il potere gestito da una Chiesa "povera"?
La Chiesa che sogno non fallirà mai perché sostenuta dai cristiani, che si tassano con gioia, con responsabilità offrendo parte dei propri beni. E la bellezza è che anche la vedova, anche i senza niente con i loro due denari contribuiscono. Allora avverrà un miracolo che ho già visto molte volte: anche chi non ama la Chiesa, davanti a bilanci trasparenti dà volentieri il suo contributo. La sicurezza sta in questa trasparenza. Ma chi lavora dentro la Chiesa deve accontentarsi, per amore, di non essere strapagato, di non chiedere “rimborsi spesa” eccessivi, e vivere con modestia.

La povertà è solo materiale? L'Europa che invecchia sarà piena di anziani magari non poveri, ma soli, senza figli e senza fede. Questa povertà non interpella altrettanto la Chiesa?
Una Chiesa che non vive il cristianesimo, la solidarietà, che non accompagna la vita delle persone in ogni età con un catechismo permanente, non cresce armoniosamente e si ritrova di fronte ad una grande povertà: la solitudine. La realtà è questa, ma la possiamo modificare. Sogno una Chiesa con sacerdoti, catechisti, animatori appassionati e testimoni. Questo tipo di Chiesa previene e cura la solitudine e il non senso del vivere. Oggi anche moltissimi giovani sono soli, già anziani a diciassette, diciott’anni, perché hanno perso la voglia di sognare. La mia speranza è che i giovani che escono dalle nostre parrocchie, dai nostri gruppi per diventare sacerdoti lo facciano per amore, i giovani che entrano in politica lo facciano per servire, quelli che si sposano vivano il loro “sì” per tutta la vita... Loro stessi, allora, saranno la risposta a queste povertà.

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