Avrò cura di te

Pubblicato il 17-03-2024

di Guido Morganti

Avevo ancora i pantaloni corti. Nella mia vita si affaccia l’amicizia con Maria e Ernesto Olivero. Non avevano ancora fondato il Sermig.
Un’amicizia che è cresciuta col tempo e che mi ha permesso di partecipare, a volte come spettatore altre come attore, alla storia del Sermig. Se la dovessi raccontare sceglierei un “adagio” ben rappresentativo del pensiero del Sermig. «L’uomo ha bisogno di casa, di lavoro, di istruzione e di cure mediche... ma non gli basta. L’uomo ha bisogno di amare e di sentirsi amato in mezzo agli uomini, ma neppure questo gli basta ancora. L’uomo ha bisogno di Dio perché è figlio di Dio». O, in forma che sa meno di sacrestia, la persona per essere tale ha bisogno di amare e di sentirsi amata, di accogliere e di essere accolta, di essere rispettata, di vivere relazioni di amicizia e vicinanza, di essere soggetto e oggetto di giustizia… Logico che la spiritualità della Presenza del Signore, che ci insegna ad amare l’uomo e ci fa intuire il nostro posto nella storia di oggi e nell’eternità, è diventata ben presto una fedele compagna del Sermig.

Ed ecco che, proprio attraverso il Sermig, milioni di persone hanno aiutato milioni di persone.
“Aiutato” nel senso di avvolgerle di amore e dignità, di risposte concrete attive fantasiose efficaci, portandole a stupirsi dal sentirsi aiutate e considerate, a stringere relazioni di amicizia e fiducia. Numeri di cui, chi apre www.sermig.org, trova ragione nella sezione “Rendiconto / I nostri dati dal 1964”. Un esempio di come in questo mondo è possibile vincere il male, la fame, la guerra, l’odio, il nonsenso della vita con il bene che è più forte del male. Se le armi uccidono 10 volte, come afferma Ernesto Olivero, bontà e bene portano vita piena di senso a milioni di persone.

Dom Luciano Mendes de Almeida ha avuto con il Sermig un’amicizia particolarmente intensa e fraterna.
Già presidente della Conferenza episcopale brasiliana, ricordato per il suo amore ai poveri, la disponibilità a servire e per il suo impegno nella difesa della vita e della dignità umana, ha avuto con il Sermig un’amicizia particolarmente intensa e fraterna che ha permesso di crescere nell’aiuto concreto allo sviluppo, nella spiritualità, nella formazione. A me personalmente piace ricordarlo per gli insegnamenti che ci ha lasciato, uno in particolare mi ha aiutato a cogliere più a fondo il termine “missionario” dell’acronimo del Sermig. In questo mondo malato e sporcato dal “peccato” Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio non per condannare il mondo, ma per salvarlo (Gv 3,17). Cenacolo, Getsemani, Croce sono le grandi teofanie dell’Amore che ci viene donato perché anche noi possiamo essere protagonisti della salvezza donando la vita per vivificare il mondo. Ecco la missione, entrare nel mondo “sporco” per “pulirlo” trasformando l’ingiustizia in giustizia e condivisione, la violenza e l’odio in amore e perdono, le divisioni in riconciliazione, le incomprensioni in dialogo e azioni di pace, la disperazione in speranza, la perdita di senso in vita piena di senso, ciò che sembra ineluttabile in una novità… È un po’ come declinare la preghiera semplice di san Francesco: «Signore, fa di me uno strumento della tua pace…».

Anche piccoli gesti e segni rientrano in questo panorama.
Pensiamo ad esempio – proprio perché si stava parlando di entrare nel mondo “sporco” e ripulirlo dandogli una scossa – alla zona degradata nei pressi della parrocchia Regina della Pace, vicina all’Arsenale e affidata dallo scorso ottobre alla Fraternità del Sermig, con gli abitanti arrabbiati per lo spaccio di droga e poche occasioni di vivere serenamente in quel quartiere. Una delle ultime iniziative ha visto i ragazzi, che hanno passato il periodo delle feste natalizie all’Arsenale, ben felici di essere coinvolti nell’andare a occupare quella zona portando canti, diventando con i giochi attrattiva per i bambini, pulendo con le ramazze e raccogliendo i rifiuti lasciati per strada. Con i ragazzi della parrocchia e del quartiere hanno lavorato e dialogato per gettare le basi di un futuro diverso che li veda protagonisti. Anche i negozianti e gli stessi abitanti hanno riconosciuto che c’è stato un inizio di speranza!

Questo uscire per incontrare la gente e impastarsi con situazioni non semplici, non arroccarsi come in un fortino per difendersi, è presente in tutti gli Arsenali e si coniuga bene con il non bussate è già aperto proprio degli Arsenali stessi.
A San Paolo in Brasile nel 2007, in occasione della visita di papa Benedetto XVI a San Paolo, all’Arsenale della Speranza nasce il progetto Foresta che cresce. Un nome che trae origine dal titolo della rubrica di cronaca bianca Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, mutuata da un proverbio, degli inizi di Progetto. Padre Simone Bernardi su NP 2016 n. 3 sottolinea che gli ospiti dell’Arsenale della Speranza accolti dalla strada realizzano gratuitamente azioni concrete di solidarietà (mettendoci la faccia e le braccia) nelle scuole, negli ospedali, per le strade, nei ricoveri per anziani... pulendo, riciclando, tinteggiando, cantando e dando speranza! Perché lo fanno? Fondamentalmente perché hanno trovato un nucleo di persone, la Fraternità del Sermig in Brasile, che osa sognare un mondo diverso da quello che li ha buttati sulla strada e che dà loro fiducia. «Una delle domande che più ci interpella è questa: se i più esclusi di questa metropoli sono divenuti, grazie all’accoglienza di un pugno di persone, i protagonisti di migliaia di pensieri e azioni di solidarietà che li stanno aiutando a riscattarsi, a crescere e addirittura a proporsi come una buona notizia, perché milioni di giovani, studenti e lavoratori – teoricamente la parte sana della città – sembrano essere ancora più invisibili di coloro che non contano nulla? Forse, è perché c’è un grande bisogno di dare una casa, uno sbocco concreto a chi osa sognare, soprattutto ai giovani. Questa è, sempre di più, la nuova missione dell’Arsenale della Speranza».

Come conclusione sembra adatta una preghiera di dom Luciano:
«Signore Gesù, dacci la luce e la forza per amare e per essere capaci di offrire con te la vita “perché abbiano la vita” (Gv 10,10). Insegnaci ad amare con te, senza miracoli e privilegi, nella totale fiducia nell’amore del Padre, nella gioia di aiutare i fratelli e le sorelle, affinché tutti ti conoscano e incontrino la verità e la vita. Amen».


Guido Morganti
NPFOCUS NP
febbraio 2024

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