Dignità del lavoro e attenzione alla persona

Pubblicato il 06-06-2023

di Gianfranco Cattai

È mancata il 23 febbraio una persona di 92 anni. Alberto Longanesi di Bagnacavallo (Ravenna) con un’esperienza prima come co-fondatore e presidente di una cooperativa agricola e poi trenta anni in Alto Volta e Burkina Faso come volontario. Mi preme sottolineare i tratti del suo servizio che caratterizzano i non pochi professionisti come lui perché hanno inciso negli anni passati.

Si fa in fretta a dire volontario ma meno facile è dare sostanza al volontariato. Longanesi è riuscito a coniugare dignità del lavoro con l’attenzione alla persona. Il suo stile l’ha mantenuto sia nella cooperativa a Bagnacavallo sia nel suo lungo periodo in Africa. Nulla era cambiato salvo la gratuità nel suo operare a favore degli ultimi. Era di poche parole ma certo non gli mancavano l’energia, la forza e la competenza per portare avanti le opere a beneficio dell’acqua come fonte di vita dove proprio l’acqua non c’era. Ricordo agli inizi degli anni ‘70 il compiacimento del direttore generale della cooperazione italiana l’ambasciatore Giorgio Giacomelli nel valutare le opere frutto del suo impegno. Proprio grazie ai risultati che la L.V.I.A (Associazione Internazionale Volontari Laici) aveva raggiunto, il Governo italiano aveva deciso di potenziare le opere idriche a beneficio della comunità locale. Un impegno finanziario da parte della Direzione Generale della Cooperazione Italiana che aveva raggiunto i dieci miliardi di lire italiane. Una modalità di lavoro che è stata poi seguita dalle Caritas locali perché riusciva a mettere insieme un approccio partecipativo della popolazione con l’utilizzo dei mezzi movimento terra. Una cosa non escludeva l’altra ma ibridava il modo di procedere. Cosa non facile in un tempo in cui si volevano distinguere i due approcci come incompatibili.

Il lavoro della Cooperativa Cobrad che doveva eseguire le grandi opere per la costruzione di barrage di contenimento dell’acqua prevedeva infatti che la popolazione si impegnasse ad assicurare sia l’ospitalità dei cooperatori (cibo, alloggio), sia a raccogliere manualmente il pietrame necessario per la realizzazione di parte della diga. Era evidentemente difficile immaginare che la popolazione che si fosse impegnata in tal senso non avrebbe poi utilizzato al meglio sia le sponde dell’invaso sia la parte a valle per coltivazioni orticole. Quanti barrage realizzati in questo come in altri Paesi del Sahel ho visto abbandonati perché la popolazione non era stata adeguatamente coinvolta. Quante ore passate da Alberto con gli altri della LVIA a spiegare sotto l’albero al comitato del villaggio i presupposti per ottenere la realizzazione di un’opera idrica. Non un’opera che pioveva dall’alto ma che coinvolgeva la dignità di tutti.


Gianfranco Cattai
NP marzo 2023

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