ERITREA: la libertà fatica

Pubblicato il 31-08-2009

di Lucio Sembrano


Permane la tensione tra Eritrea ed Etiopia. Buone notizie invece sul disgelo con il Sudan. Per tutti gli stranieri, dal primo giugno 2006, è necessario un permesso di viaggio per muoversi all’interno del Paese.

di Lucio Sembrano     

Il recente incontro tra il nuovo ambasciatore eritreo a Khartoum (Sudan) e il presidente sudanese Omar el-Bashir ha segnato in modo ufficiale la ripresa a pieno regime delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, rimaste congelate dal 1994 per accuse reciproche di sostegno a gruppi ribelli.

Permane invece la tensione con l’Etiopia e con gli operatori delle Nazioni Unite. Libertà dalla povertà e libertà di pensiero e di religione sono ancora lontane. “A partire dal primo giugno 2006, è necessario per tutti i cittadini stranieri residenti ad Asmara, compresi i diplomatici, un permesso di viaggio per viaggiare fuori Asmara” si legge in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri, che prosegue: “Similmente, gli stranieri che lavorano fuori Asmara dovranno richiedere un permesso di viaggio ogni volta che dovranno muoversi fuori dalle città dove lavorano” (www.misna.org).

 Situazione politica
Il Governo di Asmara insiste per ottenere l’applicazione integrale degli Accordi di Algeri circa la frontiera con l’Etiopia. Le tensioni tra Eritrea ed Etiopia sono un “dialogo tra sordi”. Entrambi i Governi rimproverano alla comunità internazionale una totale indifferenza, chiedendo aiuto per risolvere pacificamente il conflitto ma poi perseguono spregiudicatamente la propria politica.
A dispetto delle sollecitazioni del Consiglio di Sicurezza delle N.U. - la più recente risale al 14 ottobre 2005 - l’Eritrea non fa nulla per far rispettare l’embargo sulle armi in Somalia, poiché, come gli altri Stati della regione (Yemen, Egitto, Sudan, Etiopia, Kenya), essa pure se ne serve come di una “duty-free area” per ogni genere di traffici (armi, scorie nucleari, narcotici, ecc.), sia terrestri che marittimi.

La crisi economica
La situazione economica è disastrosa, in conseguenza della guerra e della carestia. Dopo aver convertito in moneta nazionale i depositi in valuta estera, per approvvigionarsi di idrocarburi, ora il Governo ha introdotto il razionamento per i cibi e i carburanti.
Gran parte delle ONG umanitarie hanno dovuto lasciare il Paese a causa delle pressioni governative e delle pesanti cauzioni in denaro che vengono richieste per restare. Così cresce sempre più il disagio delle fasce basse della popolazione.
Dopo quattro anni di siccità, che ha colpito i 2/3 della popolazione, si spera in un buon raccolto, grazie alla ripresa delle piogge. Rimane il problema della scarsità della forza lavoro dedita all’agricoltura, perché i giovani sono sotto le armi. L’obbligo del servizio militare è stato esteso anche al personale ecclesiastico cattolico, nonostante le proteste presentate dai Vescovi presso l’Ufficio Affari Religiosi e l’appello indirizzato il 1° dicembre scorso dal papa all’Ambasciatore accreditato presso la Santa Sede.

La negazione della libertà religiosa
Benché nel Paese regni un clima quasi bellico, dovuto al regime poliziesco instaurato dal Presidente Afwerki, la popolazione è sottomessa, il che non permette di prevedere svolte a breve termine. Alcuni sacerdoti copto-ortodossi, attivi contro il regime, sono stati arrestati. Il Governo starebbe preparando la destituzione del Patriarca, dopo aver nominato un Ambasciatore eritreo quale Amministratore del Patriarcato ortodosso. Benché sia pacifica la convivenza tra le confessioni tradizionali (ortodossi, cattolici, protestanti), che, alla pari dell’islam, godono di libertà di culto sotto stretta sorveglianza, non sempre è facile far fronte comune a causa dei pregiudizi che la gerarchia ortodossa nutre nei confronti dei cattolici.
Per aver arrestato Testimoni di Geova e Pentecostali, l’Eritrea è stata elencata tra i Paesi “peggiori”, accanto all’Arabia Saudita e alla Corea del Nord, nel Rapporto 2004 sulla libertà religiosa del Dipartimento di Stato americano.
La Chiesa cattolica è minoritaria (4% della popolazione) ma le sue opere sociali sono di vitale importanza, con 98 centri di educazione (22.500 studenti) e 29 centri sanitari (130.000 pazienti annui). È questa una delle cause di irritazione per il Governo, che non riesce a soggiogarla.

Eritrea - Etiopia
Dopo una guerra trentennale (1962-1991), l’Eritrea ottiene finalmente la propria indipendenza dall’Etiopia nel 1993. Il fatto però di non aver stabilito fin dall’inizio confini chiari e definitivi ha portato ad un rapido deterioramento dei rapporti tra i due Paesi, finché nel 1998 le truppe di Asmara (Eritrea) decidono di varcare il confine, dando inizio a scontri armati che degenereranno presto in una sanguinosa guerra a tutto campo (1998-2000). Dopo 2 anni di conflitto e decine di migliaia di vittime (più di 70.000), Etiopia ed Eritrea cessano le ostilità e si affidano all’Onu per decidere definitivamente dei propri confini. Nonostante la proposta venga formalizzata già nel 2002, i due Paesi sono ancora ben lontani dall’aver trovato un accordo.
Per saperne di più:
Scheda di warnews.it

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