SUDAN: pace firmata/2

Pubblicato il 31-08-2009

di Lucio Sembrano


Dopo la firma del tanto atteso accordo di pace, in Sudan resta aperta la drammatica situazione del Darfur…


L’appello viene anche da Jan Pronk, Rappresentante Speciale per l’ONU in Sudan, il quale, dopo aver partecipato alla firma dell’Accordo a Nairobi – il 9 gennaio 2005 – il giorno seguente, a New York, ha fatto rapporto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Jan Pronk ha sostenuto che la pace deve giungere anche in Darfur: finché c’è guerra nel Paese, le risorse vengono investite per le armi, e non per il benessere. Il riarmo e il conflitto corrono il rischio di essere esportati in altre regioni, a dispetto della decisione del Consiglio di Sicurezza dello scorso luglio. In dicembre vi sono stati altri attacchi armati, anche aerei, incursioni su città e villaggi, saccheggi e banditismo. Si deve impedire che i ribelli pensino che l’unico modo per ottenere successi politici sia quello di ricorrere alle armi.

Il Sig. Pronk ha inoltre presentato ‘utili’ raccomandazioni:
· il governo e i ribelli del Darfur devono tenere i loro combattenti entro linee ben definite e fornire loro viveri e mezzi di sussistenza in quantità sufficienti, per ridurre i saccheggi e gli omicidi
· l’Unione Africana deve accrescere il suo impegno per il controllo della situazione e la protezione dei civili, in particolare degli sfollati
· i capitribù devono essere inclusi nelle decisioni politiche locali
· si deve trovare un accordo per la condivisione del potere e delle ricchezze
· senza attendere la pubblicazione del Rapporto della Commissione d’Inchiesta, il governo deve arrestare i colpevoli delle violazioni dei diritti umani, inclusi i miliziani ‘janjaweed’
· la Comunità internazionale deve rinnovare i suoi sforzi di assistenza, per dimostrare che la pace porta più frutti della guerra.

Il capo del Sudan People’s Liberation Movement (SPLM) John Garang e il primo vice-Presidente del Sudan Ali Osman Taha hanno firmato tutti e otto i protocolli concordati negli scorsi due anni di trattative.
Concretamente, questa firma da inizio alla fase transitoria, che durerà 6 anni, al termine della quale il Sud del Sudan, a prevalenza animista e cristiano, potrà, con referendum popolare, optare per la secessione.

In 21 anni di guerra, la carestia e le malattie hanno ucciso 2 milioni di persone. L’Accordo non interessa la regione del Darfur, ma John Garang si è personalmente impegnato a nome dello SPLM a trovare una soluzione per questa guerra che ha già causato 70.000 morti e 2 milioni circa di sfollati.
Le trattative tra governo e ribelli del Darfur riprenderanno in questo mese di febbraio ad Abuja, in Kenya, sotto l’egida dell’Unione Africana.


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