Guerra e bambini

Pubblicato il 07-07-2023

di Gabriella Delpero

«Se vogliamo insegnare la vera pace in questo mondo, e se vogliamo portare avanti una vera guerra contro la guerra, dovremo iniziare con i bambini », sosteneva ormai molti anni fa il Mahatma Gandhi. Ma un recente rapporto di Save the Children rivela che attualmente sono 449 milioni i bambini che vivono in zone di conflitto : di questi più della metà – circa 230 milioni – si trova nelle zone di conflitto più pericolose, con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente. Inoltre in un anno più di ottomila bambini sono stati mutilati, con una media di 22 al giorno, a causa di ordigni esplosivi improvvisati, vere e proprie esplosioni o residuati bellici esplosivi.

Ho letto inoltre poco tempo fa – in occasione del 12 febbraio, giorno che l’ONU dedica alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica contro l’uso dei minorenni nelle guerre – che, secondo il rapporto del Segretario Generale Onu del 23 giugno 2022 (relativo all’anno precedente, il 2021, e intitolato Les enfants et les conflits armès), i Paesi più interessati dal terribile fenomeno dell’utilizzo diretto di minorenni come combattenti in decine di milizie e anche in eserciti regolari sono: Afghanistan, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Iraq, Mali, Sudan, Sudan del Sud, Somalia, Siria, Yemen, Myanmar, Nigeria. Le Nazioni Unite segnalano infatti oltre seimila casi di minori utilizzati in combattimento in una ventina di Paesi, per il 90% nelle guerriglie. Sono dati davvero raccapriccianti. Oltretutto rimane tragicamente molto incerto anche il futuro di quelle migliaia di bambini e ragazzi che sono stati allontanati da eserciti e guerre e sono stati per fortuna liberati, soprattutto in Paesi in cui, per grave carenza di fondi e risorse, il ritorno alla vita civile dei bambini-soldato è fortemente a rischio.
A tutto ciò bisogna aggiungere il fatto che le guerre non risparmiano nulla e nessuno e distruggono quindi anche scuole e ospedali, facendosi beffe delle convenzioni internazionali e privando centinaia di migliaia di persone dei più elementari diritti come quello alla salute e all’istruzione e sottraendo ai più piccoli una giusta prospettiva di futuro. Ogni conflitto armato è infatti negazione di fatto della Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata a Parigi nel 1948 e concepita per evitare il riprodursi di drammi spaventosi quale quello della seconda guerra mondiale. La guerra non può che essere «l’eterna nemica del progresso», come affermava già nel ‘700 Kant, grande maestro del pensiero critico.

Tutte parole inutili?
No, parole da ripetere quotidianamente, a se stessi e a chiunque altro, a tempo e fuori tempo, a proposito e a sproposito, in prosa o in poesia, sussurrate, urlate o cantate, non importa! E soprattutto parole da mettere in pratica, in particolare in ambito educativo e in ogni momento della relazione con i nostri bambini e i nostri ragazzi, in famiglia e a scuola.

Educare alla pace le nuove generazioni è uno dei compiti più urgenti di cui noi adulti dobbiamo farci carico quotidianamente.
Abbiamo la responsabilità di impegnarci a sviluppare nei nostri giovani conoscenze, atteggiamenti concreti, abilità di ogni tipo che promuovano una cultura, una mentalità, un profondo desiderio e un’aspirazione autentica alla pace. Innanzitutto alla pace con se stessi (in mancanza della quale ogni vera pace con gli altri è difficile da immaginare) e poi alla pace intesa come capacità pratica di riconoscere e superare in modo costruttivo gli inevitabili conflitti che sorgono tra esseri umani… La pace non è un sentimento, ma una competenza da acquisire, potenziare e aggiornare in continuazione. La pace non è un’utopia, ma una questione di ostinazione, volontà e coraggio. La pace non è una bella teoria, ma l’unica condizione indispensabile per la sopravvivenza del mondo.
 

Gabriella Delpero
NP aprile 2023

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