GUINEA: il coraggio della Chiesa

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig

Mentre continuano le tensioni nel Paese equatoriale, il Consiglio Cristiano di Guinea pubblica una Lettera denunciando il malgoverno, chiedendo dei negoziati ed offrendo la propria disponibilità.

A cura della redazione


Scontri durante lo sciopero
Il 19 gennaio il Presidente Lansana ha destituito Fodé Bangoura, ministro di Stato incaricato degli Affari Presidenziali, sostituendolo con Eugène Camara. Il gesto del Presidente Lansana, lungi dall’esprimere la buona volontà di andare incontro al diffuso bisogno di cambiamento, è stato interpretato come una punizione nei confronti di colui che aveva agito per assicurare alla giustizia Mamadou Sylla, Capo degli Industriali e titolare del potente gruppo finanziario FUTURELEC, e Fodé Soumah, capo del Partito dell’Unità e del Progresso (PUP), che spalleggia il Presidente, accusati entrambi di frode nei confronti della Banca Centrale di Guinea.
Pochi giorni dopo il loro arresto, avvenuto il 6 dicembre scorso, Lansana stesso si era mobilitato per rimetterli in libertà, scatenando le ire della magistratura e dei sindacati dinanzi a una così clamorosa violazione del principio della separazione dei poteri. La protesta popolare assume dimensioni sempre crescenti. Il 23 gennaio circa 30.000 persone hanno marciato incolonnate sulle quattro corsie dalla tangenziale periferica fino al municipio di Kaloum, al centro di Conakry. Tre persone sono rimaste vittime della repressione da parte delle forze dell’ordine, portando a oltre 40 il numero di coloro che sono caduti in tutto il Paese nei primi 12 giorni di sciopero generale. La Chiesa sta tenendo un atteggiamento composto, ma non indifferente. Nella giornata di domenica 21 gennaio, durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, le Chiese cattolica, anglicana ed evangelica, riunite nel “Consiglio Cristiano di Guinea”, hanno pubblicato una Lettera intitolata “L’ora è grave. Che Dio Padre e Gesù Cristo nostro Salvatore ti conceda la grazia e la pace” (Tt 1,4)”, firmata da Vincent Coulibaly, Arcivescovo di Conakry, dal Vescovo anglicano Albert Gomez, e dal Pastore evangelico Samuel Kamano.

La lettera prende le mosse dal documento conciliare Gaudium et Spes (n. 40) e, dopo aver sottolineato che da più parti è stato auspicato un coinvolgimento della Chiesa nella ricerca di una soluzione, denuncia senza mezzi termini il malgoverno, elencandone in dettaglio le manifestazioni: assenza di verità, ingiustizia, corruzione e sviamento di potere, impunità, sfiducia reciproca; irresponsabilità a tutti i livelli; indifferenza delle autorità di fronte alla miseria del Popolo; mancato rispetto delle norme costituzionali, legislative e regolamentari.

Nella seconda parte, il Consiglio Cristiano di Guinea invita la popolazione e le forze di sicurezza all’autocontrollo e allo spirito patrio per salvare la nazione, e invita a sedersi attorno al tavolo negoziale le istituzioni repubblicane, il governo, i partiti politici, i sindacati e la società civile, offrendo la disponibilità della Chiesa a tale scopo. Si tratta di una bella e coraggiosa testimonianza in un Paese dove l'80% della popolazione è musulmano.
Non si segnala finora nessun coinvolgimento della comunità internazionale, eccettuata la dichiarazione degli 11 Paesi membri della Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale (CEDEAO/ECOWAS), i quali – nel Vertice di Ouagadougou (Burkina Faso) del 19 gennaio scorso – hanno espresso la loro preoccupazione per la crisi in corso in Guinea, che potrebbe generare un nuovo flusso di profughi e sfollati in un’area già così instabile. La CEDEAO ha chiesto a Blaise Compaoré, Presidente del Burkina Faso, di recarsi a Conakry con una delegazione incaricata di mediare tra le parti. La proposta della CEDEAO è stata accolta senza entusiasmo negli ambienti governativi in Guinea, per cui non è stata ancora fissata una data per la visita.

Dopo il tributo di sangue derivato dalla manifestazione di lunedì 22 gennaio, l’Unione Europea ha sciolto le riserve, appoggiando la proposta di mediazione della CEDEAO. Il Commissario europeo per lo sviluppo, Louis Michel, ha deplorato la perdita di vite umane, invitando il potere esecutivo e le altre parti al rispetto dello stato di diritto e al dialogo costruttivo per le riforme politiche necessarie.

Ugualmente, il nuovo Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nella giornata di domenica 21 gennaio ha espresso preoccupazione per ciò che sta accadendo in Guinea, invitando alla moderazione. Con un successivo comunicato stampa, Ban Ki-moon ha chiesto al Governo di Lantana Conté di aprire un’inchiesta sulle violenze avvenute durante le manifestazioni di protesta di lunedì 22, e di assicurare alla giustizia gli omicidi, a cominciare dagli appartenenti alle forze di sicurezza.

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