La vita è gaia

Pubblicato il 10-10-2023

di Carlo Degiacomi

Le nuove scoperte e conoscenze ci aiutano a capire meglio concetti che sono a cavallo tra la cultura umanistica e quella scientifica. Abbiamo a lungo pensato che i nostri organi vitali rimanessero gli stessi lungo tutta la vita e che solo le unghie, i capelli e la pelle si trasformassero. Invece, le molecole nelle cellule, i tessuti e gli organi sono rigenerati e sostituiti in tempi diversi: da pochi giorni ad anni. Le cellule del rivestimento dello stomaco ogni 5 giorni, molte cellule dell’intestino ogni 20 giorni, del fegato ogni 300 o 500 giorni, lo scheletro viene sostituito ogni 10 anni. Solo alcune delle cellule presenti alla nascita permangono fino alla morte (quelle del sistema nervoso centrale, del cristallino, e dello smalto dei denti). Quando si scende dalle cellule agli atomi che costituiscono il nostro corpo (7 ottilioni di atomi), il ricambio è ancora più rapido. Beviamo e mangiamo, espelliamo e assorbiamo… In capo a un anno oltre il 90% degli atomi presenti nel nostro corpo viene sostituito da altri atomi prelevati dalla biosfera della Terra.

E poi ogni specie vivente è costituita in prevalenza da acqua proveniente dalla idrosfera. Nel corpo umano adulto circa il 60%, ma alcune parti ancora di più: es. cuore il 73%, i polmoni l’83%, la pelle il 64%, i muscoli e i reni il 79%, il sangue (plasma) fino al 90%. Cosa dire poi dei batteri, la più piccola forma di vita sul pianeta? Sono presenti nel nostro corpo: vivono nel colon, nella saliva, nella mucosa orale, nella pelle. Oggi sappiamo che non sono nostri nemici (almeno non tutti), ma che dentro di noi svolgono ruoli importanti, come ad esempio aiutare la digestione, fornire vitamine.
Oggi queste nuove conoscenze stanno cambiando il modo di curare e di promuovere la salute, personalizzando sempre di più cure e trattamenti in base agli abitanti che ospitiamo. Gli orologi interni del corpo umano si regolano in continuazione non solo rispetto a ciò che già indicano e comandano i nostri geni. Si regolano continuamente anche rispetto agli impulsi che ricevono dai cicli del funzionamento della Terra, all’ambiente esterno, come il ciclo della luce e del buio, del caldo e del freddo, della rotazione e dei campi elettromagnetici. Vale per noi, vale per tutti gli altri essere viventi. L’umanità non può essere separata dalla natura.

Qui sorge il problema: noi umani operiamo sempre di più nelle infrastrutture originarie del nostro pianeta (idrosfera, litosfera, atmosfera, biosfera), causando gravi danni sul lungo periodo per ottenere vantaggi economici a breve termine. Dobbiamo trasformare il modo di concepire i nostri rapporti con la natura, proprio attraverso la consapevolezza dell’interconnettività della natura. Da questa consapevolezza possono poi diffondersi soluzioni riparatorie individuali e collettive. Oggi stiamo prendendo finalmente consapevolezza che il capitale base della natura è il suolo. Siete certi di sapere che la fabbrica della vita è il nostro suolo/humus? Senza suolo fertile non c’è la vegetazione e quindi la fotosintesi, la base della catena alimentare. Il suolo è un microambiente complesso, dove vermi, altri animali, e soprattutto microrganismi, lavorano incessantemente per decomporre avanzi e rifiuti, scomponendoli in componenti base e arricchendo il suolo nello spessore fertile. Inoltre, il suolo, specie in alcune sue forme, è un pozzo di carbonio, proprio come gli oceani, proprio come le foreste specie tropicali, che catturano la CO2 e l’immagazzinano. Le foreste dagli anni ’90 a oggi stanno assorbendo circa 1/3 in meno di CO2, a causa dell’aumento della temperatura, della deforestazione, della siccità. Il suolo trattiene 2.300 miliardi di t di carbonio a fronte dei circa 790 miliardi di t contenute nell’atmosfera. Bisogna prendere maggiormente in considerazione il suolo e il suo utilizzo, specie se lo si distrugge e lo si desertifica. Dobbiamo essere più attenti, non solo perché fonte principale del nostro cibo (95% arriva dal suolo), ma anche perché la sua “salute” è parte della lotta ai cambiamenti climatici.

Come sviluppare nuovi rapporti con il mondo naturale, inteso come sistemi dinamici aperti con continui scambi di informazioni, di energia, di materia? Intanto la scuola che sta cercando di sviluppare una nuova didattica basata anche sull’uso del digitale potrebbe impegnarsi di più e meglio a sviluppare una mentalità interdisciplinare. L’ambiente è il grande tema che ne comprende tanti altri. È un’emergenza in atto da contrastare e a cui adattarsi, anche se una parte della popolazione sta dietro a negazionisti che fanno leva su ansie e paure. In molti sistemi scolastici, si stanno rivedendo i piani di studi inserendo corsi e argomenti ambientali interdisciplinari, per aumentare le conoscenze e le riflessioni sul tema della sostenibilità ambientale. Prevedono sia esperienze e buone pratiche di scoperta, sia l’utilizzo del digitale, in modo da fare confrontare diversi punti di vista, scoprire relazioni, fare esperimenti, comunicare scoperte e diffondere conoscenze.

Ricerca ambientale sul campo e cura dell’ambiente nella comunità di appartenenza possono essere importanti chiavi formative che ognuno può portare con sé sia nella vita professionale che nella vita sociale, per elaborare insieme ad altri progetti e buone pratiche ecologiche in ogni campo.


Carlo Degiacomi
NP agosto / settembre 2023

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