Palazzo Nervi nel 202?

Pubblicato il 14-12-2023

di Carlo Degiacomi

L’identità locale di una città non può guardare solo al passato, ma anche all’innovazione e progresso, soprattutto quando riguardano grandi temi quali il lavoro e l’ambiente. Si tratta di avere una visione del futuro, di lavorare su simboli che incarnano questa prospettiva e che chiedono a tutti di lavorarci, di impegnarsi e di partecipare. Proprio di uno di questi simboli parla questo articolo e si riferisce alla città di Torino. Faccio riferimento al Palazzo del Lavoro detto “Palazzo Nervi” perché progettato dell’architetto Pier Luigi Nervi per Italia 61. Un simbolo davvero importante per la città. Il futuro di quest’opera può diventare una priorità nella agenda dei soggetti decisori e dei cittadini?

In primis una buona notizia per Palazzo Nervi. Finalmente, nello scorso settembre, dopo qualche altro minimo aggiustamento esterno, è iniziato il rifacimento del tetto per evitare danni irreparabili dall’abbandono e dell’incuria di decenni. La messa in sicurezza durerà fino al 2024. Nel frattempo, ci auguriamo ci sia il tempo per decidere la destinazione. Si tratta di un edificio di 43.000 mq. Fin qui sono state avanzate diverse proposte interessanti come il più grande centro congressi del mondo, il “Museo dei Musei” (ovvero utilizzare Palazzo Nervi per esporre tutti insieme le collezioni presenti nei depositi dei musei di Torino), un centro a disposizione di eventuali emergenze per garantire un riparo umanitario alle persone. Tra le tante proposte, vorrei però rilanciare una proposta su cui mi sono espresso in precedenza con lettere ai giornali, che è stata anche avanzata dal rettore del Politecnico, prof. Guido Saracco, dal giornalista e scrittore Piero Bianucci, dall’ex direttore del Salone internazionale del Libro, Paolo Verri, e da tanti altri.

È un’idea ambiziosa ma coerente con le aspirazioni della città. La proposta è trasformare Palazzo Nervi in un luogo in cui la scienza e l’innovazione siano di casa, situata proprio a uno degli ingressi più frequentati della città. Un luogo che abbia contemporaneamente centri di ricerca, parti di Università e del Politecnico, sedi di start up, un campus universitario, una struttura di divulgazione scientifica a largo raggio. Ci sono esempi sia nel passato remoto che in quello recente della città a cui ispirarsi. Basta citare Experimenta, un’iniziativa assai innovativa per i tempi che fu poi chiusa anni fa quando tante città italiane cercavano di proporre festival e esposizioni simili sulle tecnologie e scienza. Grazie a Experimenta mi sono occupato delle nuove e originali modalità interattive e multimediali di strutture museali e educational, tanto diffuse in Europa e nel mondo, ancora forse troppo poco in Italia. Credo che in questa città ci sia spazio per la grande novità di un museo su temi scientifici che faccia sistematicamente uso delle nuove tecnologie, capaci di dilatare e ampliare le possibilità di conoscenza, un luogo destinato a tutte le età per aumentare il sapere, specie dei temi complessi della nostra società.

Torino ha sempre avuto e ha tante personalità capaci di sperimentare e spiegare la scienza. Alcune di queste come Piero Angela e Francesco De Bartolomeis purtroppo non ci sono più, ma molte altre sono vive e vegete e basterebbe riunirle intorno a un tavolo. Magari per seguire l ’ esempio di Piero Angela che, da amante di Torino qual era, aveva bussato alle porte di tanti nella nostra città per cercare un luogo dove allocare un grande Science Center. O per confrontarsi sui contenuti del recente libro Tecnosofia del già citato rettore del Politecnico Saracco e del filosofo dell’università di Torino, Maurizio Ferraris (Ferraris-Saracco, Tecnosofia, Tecnologia e umanesimo per una scienza nuova, Laterza 2023). Un testo importante per capire come oggi si possa far dialogare in modo sapiente cultura scientifica e umanistica.

Dello stesso Angela esiste un quaderno con proposte da cui si potrebbe partire. Sarebbe veramente importante dare forma ai suoi appunti e story board, magari provando ad andare oltre l’idea di Science Center per costituire un vero e proprio polo scientifico sull’innovazione a 360°. A New York l’American Museum of Natural History (a Torino si deve ancora riaprire il Museo di scienze naturali da 8 anni: forse il 2023 sarà l’anno buono) ha aperto a febbraio 2023 il Richard Gilde Center for Science, Educational and Innovation progettato dall’architetto Jeanne Gang. Uno spazio importante con oltre 21mila metri quadri di spazi espositivi e un obiettivo specifico: accendere lo spirito di scoperta e invitare a esplorare la Terra e tutta la storia naturale.

Esempi come questi fanno ben sperare anche per Palazzo Nervi: la straordinaria opera di Pier Luigi Nervi merita progetti di grande respiro, adeguati e coerenti alla sua struttura. I fondi si possono trovare in molti modi, tra i privati, nel pubblico, con i fondi europei. Ma prima del denaro e delle risorse materiali, serve un dibattito aperto, fantasioso e tanta, tantissima inventiva. A Torino fino a ora non è mancata.

Carlo Degiacomi

NP Novembre 2023

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