Madre coraggio (2Mac)

Pubblicato il 01-09-2023

di Anna Maria Del Prete

«Cristo è risorto » esclamiamo in questo tempo di Pasqua: mi sembra importante ricordare che fin dal Primo Testamento si è creduto nella risurrezione dei corpi, su ispirazione di una donna, la madre dei Maccabei che, assistendo al martirio dei suoi sette figli, li incoraggiava a resistere, animata dalla fede nel Dio creatore (ex nihilo) che «avrebbe restituito di nuovo lo Spirito e la vita».

Le sue parole sono un esempio unico di teologia e di fede nella risurrezione. In bocca a una donna!
Antioco IV seleucide impose il culto degli idoli, obbligando, tra l’altro, a cibarsi di carni suine, assolutamente proibite dalle leggi dei padri.
Chi si opponeva era sottoposto a flagelli e supplizi di ogni crudeltà, come accadde per sette fratelli imprigionati insieme alla madre. Nonostante i flagelli, rifiutarono queste carni, proclamando fedeltà alle leggi dei padri. Il re li sottopose a ogni tipo di supplizio come tagliare la lingua, scorticare e tagliare le loro estremità e, infine, arrostirli vivi. Tale martirio si svolgeva alla presenza degli altri fratelli e della madre che li incoraggiavano a resistere, esclamando: «Il Signore Dio ci vede dall’alto e in tutta verità ci dà conforto », mentre coloro che erano sottoposti ai supplizi gridavano con fierezza: «Queste membra le ho ricevute dal cielo e per le sue leggi non ne faccio conto alcuno, ma spero di riaverle nuovamente da lui» . Il quarto fratello sul punto di morire esclamò: «È preferibile morire per mano degli uomini e avere da Dio la speranza di essere un giorno da lui risuscitati». Chiara affermazione della fede nella risurrezione ripetuta dal quinto e dal sesto.

La risurrezione è ricondotta alla creazione, non è la madre che ha dato la vita ai figli martiri, ma è Dio stesso che ha donato la vita a ogni essere vivente e non permetterà che il suo soffio di amore sia estinto dalla morte. Particolarmente intensa è la frase che la madre sussurra al figlio più piccolo nella lingua paterna: «Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno... che ti ho educato...
Ti scongiuro, o figlio, di osservare il cielo e la terra e di mirare tutte le cose in essi contenute e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti (ex nihilo), tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma accetta la morte, mostrandoti degno dei fratelli, affinché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli al momento della misericordia ». Comportandosi a quel modo, ella partoriva una seconda volta i suoi figli; li generava a una vita immortale.
Certamente la figura di questa madre eroica è sorprendentemente forte.
Non teme di perdere i suoi figli, perché, al di sopra del suo personale dolore, trova una speranza di vita eterna che la pone in una prospettiva positiva: li ha ricevuti in dono da Dio e sa che non sono suoi. Soprattutto, riconosce che per essi c'è un'aspettativa di vita eterna nella quale possono entrare se restano fedeli al Dio dei loro padri, che è anche il Dio che hanno imparato a conoscere e ad amare attraverso la fede della loro mamma.
Come donna e madre, questo è il suo più grande insegnamento per la sua discendenza.

Per questa sua fedeltà a Dio, nonostante la lacerazione del dover assistere alla morte dei figli, questa madre entra di diritto tra quelle figure femminili della Scrittura che vengono considerate le “madri di Israele”: insieme a Tamar, Yokebed madre di Mosè, Debora, Rut, Anna madre di Samuele; mentre l'interpretazione cristiana la accosta a Maria sotto la croce.
 

Anna Maria Del Prete
NP maggio 2023

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