Noi sappiamo per chi lo facciamo

Pubblicato il 28-02-2024

di Redazione Sermig

Oggi il Sermig è conosciuto soprattutto per i suoi Arsenali che si sono sviluppati a partire dal 1983, ma prima c’è stato un lungo cammino che ha permesso a un gruppo di diventare prima comunità e poi fraternità, di allargare sempre più i suoi orizzonti, di maturare uno stile di vita che da un impegno di poche ore alla settimana ha investito tutta la vita.

«Nei primi anni non avevamo un programma, una strategia. C‘era solo il desiderio di aiutare i più deboli, gli affamati. Un pozzo, un piccolo ospedale, erano l‘obiettivo di un‘estate, di un anno. Concluso il progetto non riuscivamo e non volevamo fermarci a contemplare il risultato. Ci veniva proposto o ci inventavamo un altro obiettivo. Così passo dopo passo, siamo arrivati ad avere una linea, un metodo. Siamo arrivati ad oggi». Così, nell’opuscolo Sermig 30 anni, Rosanna Tabasso ricordava gli inizi di quel gruppo.

All’inizio dire Sermig significava far riferimento a tante realtà sparse che si ispiravano a un gruppo centrale che però non aveva una sede fissa. Un’organizzazione poco strutturata, ma molto attiva e dinamica. Il Sermig comprendeva piccoli gruppi con i partecipanti impegnati ad aiutare i missionari e chi soffre, partendo da se stessi. Uno stimolo a costruire un nuovo stile di vita da vivere ogni giorno. È maturato presto il desiderio di passare da gruppo a comunità, per sentirsi tutti responsabili. La spiritualità e la preghiera sono diventate un’esigenza a cui essere fedeli: sono nati così il ritiro mensile, l’incontro pubblico di preghiera del martedì. Appuntamenti fissi da vivere ogni volta con un cuore rinnovato. In più: spese di segreteria e di organizzazione tutte a carico del Sermig, nulla dal ricavato delle attività per sovvenzionare i progetti doveva essere distolto dall’obiettivo principale.

Testimonianza di quei primi anni, almeno fino al 1976, è il libro Costruire con la speranza. Negli anni ’70, Ernesto Olivero scriveva: «Del Sermig ho scoperto un particolare molto positivo che voglio sottolineare; il fatto che sia continuamente in evoluzione, in crescita, che costantemente stia maturando. Credo che questa sia una caratteristica molto valida, da non perdere di vista, perché la strada sale sempre, e legarci a degli schemi fissi e codificati sarebbe un fermarci per strada. L’unica cosa fissa, a cui restare sempre fedeli, deve essere l’ideale di fondo, cioè la donazione agli altri nell’amore di Cristo. Il Sermig ha due aspetti, uno pratico e uno spirituale, che sono e devono essere congiunti a tal punto che l’uno non può sussistere senza l’altro. Dobbiamo per questo rafforzare continuamente la nostra vita spirituale proprio in quanto gruppo, perché facilmente l’azione vissuta per se stessa perde la spinta dell’entusiasmo iniziale diventando pesante ed abitudinaria; assume invece un aspetto veramente vitale solo quando diventa l’attuazione pratica di ciò che spiritualmente stiamo vivendo: allora riusciamo ad essere Sermig (cioè cristiani) in qualsiasi ambiente. Penso soprattutto che si debba vivere insieme uno spirito cristiano, missionario, a disposizione di chiunque abbia bisogno di noi, del nostro lavoro. Nel Sermig si deve vivere più intensamente il cristianesimo, riuscendo ad essere veramente se stessi, a realizzarsi pienamente. Amare è una cosa meravigliosa, ma fare in modo che tanti, come noi, siano alla ricerca di un ideale di carità completa è ancora più bello. Il Sermig non dev’essere niente di particolare, ma una ricerca affinché nel mondo ci sia più carità e più Gesù. Diventa così un impegno direttamente con Cristo nostro amico. Il Sermig deve essere vita di tutti i giorni, lavoro, famiglia, preghiera, dolore, e tanta, tanta gioia. La vita di tutti i giorni ci offre infinite possibilità per portare l’amore, in cui fortemente crediamo, ai nostri amici, o a quelli che forse non ci siamo impegnati ad amare, a tutti […]». Siamo ai tempi del Vaticano II: il Sermig con convinzione si sente a servizio della Chiesa con l’autonomia e la responsabilità che il decreto sull’apostolato dei laici dona a questi ultimi.


Redazione Sermig
NP gennaio 2024

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