Vivere l'essenziale

Pubblicato il 01-11-2023

di Rosanna Tabasso

Condividere le settimane estive con ragazzi di età diverse, di provenienza diversa, dopo gli anni di chiusura per la pandemia, ci ha nuovamente offerto la possibilità di uno sguardo a 360° sul mondo giovanile. Ascoltare le storie difficili di molti di loro mi fa pensare alla fatica della loro giovane vita che ha offerto loro molto benessere materiale ma forse poche sicurezze affettive, poco ascolto, poche esperienze di bene. Abbiamo avuto conferma delle problematiche delle nuove generazioni di cui molto si parla: paura del futuro, isolamento, solitudine, aggressività, dipendenze, fragilità… Tante complessità e tante sfumature di un buio in cui il tempo che viviamo li ha immersi. Ma più il buio è fitto, più diventa riconoscibile anche una minima luce che si accende; più il tempo è difficile e più la speranza si fa strada. Incontrare i ragazzi e le ragazze ha acceso una luce in questo buio.

Mi hanno colpito i loro volti attenti durante gli incontri, il loro interesse per le esperienze della nostra vita, la curiosità per la storia dell’Arsenale della Pace, le loro domande sulla fede, su Dio, sulla sua Parola per loro davvero poco comprensibile. Condividono con noi qualche giorno e si trovano immersi in una realtà che non avevano immaginato, di cui non conoscono né la concretezza del quotidiano, né le motivazioni e ne restano colpiti. Li vedo come una pagina bianca su cui è stato scritto ancora poco o nulla dell’essenziale che ti può aiutare ad affrontare la vita.

Con tutte le loro fragilità e fatiche sono però disponibili ad accogliere la novità di una proposta, a conoscerne gli elementi essenziali. Sono incuriositi dalla dimensione di fede, disponibili a cercare e forse a lasciarsi cercare. Ci osservano, se facciamo sul serio o no. Se, nonostante la pochezza di ciò che siamo, risultiamo credibili e, se si sentono voluti bene, ci seguono. Sono disponibili a fare con noi un pezzetto di strada, impegnandosi nel servizio e anche nella ricerca del senso della vita e di Dio. Colgono la dimensione di fraternità come lo strumento essenziale per vivere secondo la logica di Dio. Hanno bisogno di chi trasmetta loro un Dio conosciuto, che riempia i loro vuoti. D’altra parte, come possono di punto in bianco fidarsi di un Dio che non conoscono?

La fede nasce da un incontro personale, cresce se inizia un dialogo a tu per tu con Dio, se qualche sua Parola inizia a parlare al cuore, se il Vangelo che vedi vissuto da altri diventa familiare anche per te e forma un nuovo modo di pensare e di agire. Per riportare i giovani al senso della vita dobbiamo avere il coraggio di ripartire con loro dall’inizio. Ernesto Olivero in questi giorni ha scritto: «Sono svuotato perché Tu mi possa riempire di Te». C’è bisogno di fare un vuoto perché Dio trovi il suo spazio e ci riempia di lui, i più giovani, ma anche noi adulti. Dobbiamo avere il coraggio, noi per primi, di non farci sconti sul nostro credere, ma di andare in profondità nell’abbracciare la mentalità del Vangelo, per poter aiutare i ragazzi e i giovani ad andare a loro volta in profondità. Dobbiamo avere il coraggio di entrare nella logica della fraternità che vive e dunque annuncia. Dobbiamo avere il coraggio di andare controcorrente senza provocazioni o ostentazioni ma per un’esigenza d’amore.

Ogni settimana con loro mi sono chiesta: dov’è la speranza con i suoi segni? Credo che il segno sia questo vuoto, da riempire di ciò che è essenziale per vivere, dal Vangelo, da Gesù, dal sapersi amati da Dio che è Padre e ci rende capaci di amare. Sperimentare con i giovani la fraternità, che è la buona terra dove il seme gettato può crescere. Vivere insieme un bene possibile, alla portata di tutti, per fare esperienza che siamo fatti per amare. Ripartire insieme, ecco il segno di speranza che mi fa dire con il salmista: «Il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte e le generazioni» (Sal 33,11).


Rosanna Tabasso
NP agosto / settembre 2023

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