Solitudine

Pubblicato il 06-11-2018

di Michelangelo Dotta

di Michelangelo Dotta - Storia di una coppia e di una tv.
Passo ogni mattina sul presto sotto una finestra al piano rialzato con le imposte chiuse lungo la scalinata che mi conduce all’edicola del piccolo paese ligure dove sono in vacanza e, puntualmente, nel totale silenzio rotto solo dagli urli solitari dei gabbiani, l’inconfondibile “voce” di una televisione sintonizzata su un programma contenitore, mi accoglie e mi accompagna per qualche metro.

Essendo l’unica via che conduce ai negozi, mi capita di percorrerla più volte al giorno prima a salire e poi a scendere e sempre, a qualsiasi ora, la medesima filastrocca televisiva; unica variante, dopo una certa ora, la finestra è aperta e riverbera i riflessi bluastri dello schermo perennemente acceso.
Gli abitanti della piccola casa affacciata sulla via pedonale sono due coniugi in pensione ma abbastanza giovani e in perfetta forma, lei esce ogni tanto ben vestita per fare la spesa, lui, più spesso, ad accompagnare due barboncini candidi lungo la scalinata fino alla strada per i bisogni quotidiani.

Gentili, educati, di poche parole, probabilmente senza figli, mai visti scendere fino al mare, mai incontrati in spiaggia, mai affacciarsi all’unico bar-latteria del paese... paiono ombre che sembrano prendere vita solo al cospetto dello schermo televisivo. La tv, specialmente nel periodo estivo, e al mare, non è sicuramente l’apparecchiatura elettronica più gettonata, “vive“ in casa, possibilmente in penombra mentre la gente ama uscire e cercare rinfresco tra le onde; loro no, silenziosi e impassibili, consumano l’estate così, non parlano e ascoltano solo lei.
Solitudine, incomunicabilità con il mondo vacanziero, vuoti esistenziali da riempire, semplice abitudine? Non saprei dire, ma ogni volta che passo sotto quella finestra, mi proietto per qualche istante nella vita di quella casa dove il tempo sembra trascorrere riempito soltanto dal petulante vociare della infinita e monotona programmazione televisiva.

Chiusi in quel mondo tutto loro dove anche i barboncini sembrano aver accettato la logica del silenzio, immagino i due abitanti della casa muoversi in sincronismo perfetto nel piccolo ambiente per non produrre il minimo rumore, incrociarsi di gesti consueti della ritualità quotidiana che una coreografia perfetta fa scorrere immutabili e ripetitivi al cospetto dell’oracolo televisivo, sguardi che hanno perso il gusto, la curiosità e la magia di cercarsi ed incrociarsi per concentrarsi unicamente sulle emozioni virtuali dello schermo. Il mondo pare nascere e finire confinato in quella stanza e solo di notte, nel sonno, tutto si spegne per riacquistare una dimensione reale.

Ritorno sulla scalinata e proseguo verso l’edicola dimenticando l’incursione immaginaria dietro le persiane chiuse, è mattino sul presto, il sole rosso ha superato la linea dell’orizzonte e si specchia nel mare calmo, anche i gabbiani per una volta tacciono dinnanzi a questo meraviglioso paesaggio.
Scendendo noto le imposte verdi aperte e la fitta zanzariera calata a coprire lo specchio della finestra, dalla penombra la voce metallica del conduttore del programma lambisce quasi con pudore la scalinata, dei due abitanti nessuna traccia riconoscibile, inizia per tutti una nuova giornata d’estate.

Michelangelo Dotta
MONITOR
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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