Ernesto, poco "santino" perché molto umano

Pubblicato il 21-05-2016

di Flaminia Morandi

Articolo di Marco Bonatti della "Voce del Popolo"
sulla presentazione del libro "É Possibile" di Ernesto Olivero al Salone Internazionale del Libro.


Ernesto, poco "santino" perché molto umano

Al Salone, venerdì scorso, si aspettava un noto attore. C'era una gran coda di gente; il personale del servizio d'ordine, mobilitato e vigile, si sbracciava e gridava: "Chi é in attesa per X, da questa parte". E, dalla coda, nessuno si muoveva.
Una situazione che getta nel panico qualunque servizio d'ordine, perfino la Gendarmeria Pontificia: perché di fronte all'imprevisto non sai più come interpretare, e dunque come muoverti. Può succedere di tutto.

Infatti la gente era lì non per il noto attore ma per la presentazione del libro di Ernesto Olivero "E' possibile", che raccoglie gli interventi del fondatore del Sermig nella rubrica quotidiana tenuta su "Avvenire" negli anni scorsi; il compito di quei pensieri - di quella rubrica - non era tanto di commentare l'attualità, ma di spalancare una finestra sulla sapienza che ci serve, ogni giorno, per affrontare la vita e darle un senso. E' il senso che voleva imprimere Ernesto era chiaro: "è possibile", appunto, scoprire ogni giorno la misericordia e la grandezza di Dio, anche quando lo si cerca nelle nostre miserie e nel "nero" dei fatti di cronaca. I contenuti del libro sono dunque queste "storie semplici" che rappresentano il mestiere di Ernesto: incontrare persone, e cercare di creare legami di amicizia (con Dio, con il mondo). Non per niente lungo gli anni il Sermig si é affezionato a parole come "riconciliazione", "speranza", e, soprattutto, "giustizia" e "pace". Costruire la pace nella giustizia é la strada che porta alla riconciliazione e, infine, alla virtù della speranza...

Come piace ad Ernesto il libro è accompagnato dalle parole dei suoi amici, che presentano, introducono, "benedicono" l'opera.
Questa volta la pagina di apertura tocca a Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica che ha voluto continuare, anche col suo breve scritto, l'amicizia iniziata col Sermig l'anno scorso a Torino, quando venne a visitare la Sindone e poi si intrattenne a lungo a dialogare con i ragazzi dell'Arsenale della Pace.

Ma ci sono parole anche di Marco Tarquinio, Cesare Nosiglia e Anna Maria Canopi, la badessa di San Giulio d'Orta.
E poi di Flaminia Morandi ("un'amica teologa e scrittice"), che introduce una breve distinzione: "Capita che si confonda il 'santo' con il 'santino', l'immaginetta stereotipata di uno che volteggia qualche centimetro sopra la terra, le mani giunte e lo sguardo rapito verso il cielo (...) Se a qualcuno Ernesto dà sui nervi perché é troppo umano, troppo pieno di difetti e troppo poco 'santino', questa casomai é la riprova che é sulla strada giusta. Che cammina umilmente sulle tracce di un Altro. Così funziona, da duemila anni suppergiù, la storia dei santi, ma non dei 'santini'. Quelli, li usiamo come segnalibri nei volumi sui quali ci addormentiamo, con la consapevolezza serena che la santità comunemente intesa sia un fatto che non ci riguarda".
Il libro racconta, appunto, che anche questo "é possibile".

PS Nelle cronache del Salone (carta stampata come tv) alla sera e al giorno dopo si é parlato unicamente del grande attore venuto in visita al Lingotto, e per nulla della presentazione di "E' possibile. Ma ormai questi silenzi sono la riprova dei veri successi.

Marco Bonatti

 

 

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