Lettera agli amici - 26 gennaio 2014

Pubblicato il 28-01-2014

di Ernesto Olivero

Cari amici,

quest’anno il Sermig, noi del Sermig compiamo 50 anni. Stupore e meraviglia riempiono la mente e il cuore. E una gratitudine colma di preghiera avvolge ogni attimo, dal primo attimo in cui Dio ci ha pensato fino ad oggi e per tutto il tempo che vorrà ancora donarci. Questi anni per me sono stati come salire su una montagna: più in alto sali, più vedi meglio l’insieme.

Vedi meglio te stesso, così come sei con difetti ed errori. Vedi l’umanità, con tutta la sua storia, vedi il mondo con più chiarezza. Più sali in alto e più ogni persona, ogni situazione ti appare spoglia, nuda, così com’è.

Vedi i volti di questi cinquant’anni che sono già nel fiume della storia, ma ognuno è nel mio cuore e specialmente nel cuore di Dio. Ogni lacrima, ogni sorriso, ogni momento di vita vera vissuta, anche loro sono nel cuore di Dio. Ognuno che ha donato un po’ di sé è annotato nel libro della storia di Dio. Ogni sì, ogni no tramutato in sì, ogni atto di forza nato dalla debolezza, ogni atto di coraggio nato dalla paura.
Tutto è diventato storia di Dio e nel mappamondo di Dio quante storie di vera umanità ci hanno attraversato… Vite, persone di tutte le età, di tutte le razze, hanno ricevuto una carezza, un aiuto, un momento di dignità; e quanti che per il mondo erano spazzatura, sono ora uomini, donne, madri, padri, capaci di stare in piedi e tenere in piedi tanti altri.

Salendo vedi dall’alto tanto bene ma anche tanto male, situazioni bassissime da affidare perché si aprano alla conversione, alla penitenza e alla preghiera. Signore, provo tristezza e angoscia davanti a tanti dei tuoi che per carriera e prestigio hanno dimenticato di essere sale, di essere lievito, si sono lasciati andare anche a iniquità e non sono più riflesso della tua bellezza. Di fronte a tante situazioni e cristiani senza sapore, a volte viene da dire: Basta, voglio andarmene anche io. Poi penso: Andarmene? “Solo Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 67 - 71).

Eppure queste situazioni sono un monito anche per noi. Ci ricordano che se non vigiliamo continuamente su noi stessi, possiamo perdere il dono che il Signore ci fa. Ci ricordano continuamente che è possibile pensare di trasformare il mondo solo se “io” mi converto, mi rimetto nelle mani di Dio per rinascere.
E’ possibile dire con il linguaggio dei fatti: la vita vecchia è passata, voglio vita nuova, senza retorica e sentimentalismi. Non mi appartengo più, vedo con altri occhi, vedo luce nel buio, forza nella debolezza, speranza nelle lacrime, sì nei no. Non mi voglio adattare al pessimismo di chi dice che le cose non cambiano mai. Al tempo stesso, ho sempre davanti a me le parole di Gesù: “Se il sale perdesse il sapore, a cosa servirebbe?”(Mt 5,13-16).

Io voglio stare con Te, Signore, non solo per le tue parole, ma perché sei buono. Per questo vorrei unirmi ai tanti Giovanni che in duemila anni di cristianesimo ti hanno amato perdutamente. E il modo migliore è cercare di farti crescere in me, in noi è diventare ognuno di noi semplicemente cristiani. Solo così la nostra storia continuerà ad essere storia di Dio e il sogno che Dio ci ha affidato continuerà ad avere larghezza e profondità (Ef. 3,17-19).

Un cristiano è nel mondo come lievito e come sale per portare conversione e contribuire al Regno di Dio (Mt 13,33). Cominciamo noi e facciamolo rapidamente - mi risuona spesso questa parola, rapidamente, come se il Signore volesse ricordarmi che è maturo il tempo di una conversione piena. Dobbiamo essere talmente puri noi che per un tempo non lo siamo stati, talmente forti noi che per un tempo non abbiamo avuto coraggio, da far venire il desiderio di conversione a chi si è perso nella carriera, nei soldi, nel male, anime che desideravano essere sante, desideravano evangelizzare il mondo e poi si sono smarrite. Dobbiamo essere talmente buoni e trasparenti che chi è tiepido si svegli, si metta rapidamente a camminare, forse a correre, perché la tiepidezza, non lo dico io ma lo penso anch’io, è il peggiore dei mali. La nostra scelta decisa li può incoraggiare: lo stanno facendo loro, lo possiamo fare anche noi. Noi cerchiamo di purificare continuamente il nostro agire e lasciamoci plasmare dal Signore.

Noi cristiani, noi chiesa dobbiamo avere un cuore di Dio pieno di compassione per questa umanità senza principi. In un mondo come il nostro un bimbo come cresce? Pretende tutto quello che vede, convive con forme di violenza verbale, fisica, psicologica, vive come una normalità l’inganno, l’abbandono, la solitudine, la mancanza di ascolto e di amore … Ci vuole un nuovo villaggio per educarci e per educare! Ma sento che il declino non è inevitabile. Un mondo nuovo è possibile: con tutta la nostra debolezza dobbiamo tornare a Dio e tornare alla passione per l’uomo. L’economia, la finanza, le chiese, lo sport… tutto a servizio dell’uomo, un rinascere veramente dall’alto (Gv 3,5-8).

Ecco cosa vediamo con gli occhi dei nostri 50 anni, che non ci appartengono. E’ uno sguardo che abbraccia il tempo passato e ci proietta subito avanti. Uno scatto deciso verso Dio e verso i poveri, per non dimenticarci mai chi ci ha dato una Parola di vita che ci fa compagnia, per accettare di fare le cose grandi che - Lui dice - sono alla nostra portata, per ricordarci che Dio agisce non se trova forza o grandi doni, ma solo fedeltà, solo e prima di tutto, fedeltà.

Fidiamoci di Lui e camminiamo sulla sua via. Al resto penserà Lui. È lungo il cammino che porta alla meta, ma l’importante è essere in cammino. Il Signore ama il nostro camminare con Lui.
E come ci suggerisce Madre Teresa prendiamo la Madonna con noi, andiamo con determinazione, con coraggio, per portare noi stessi e tutti a Gesù.

Felice di essermi innamorato del Signore e di averlo nel cuore, benedico ognuno di voi e vi porto in Dio. E anche voi beneditemi perché il Signore possa contare su di me in ogni momento.

Ernesto Olivero

Torino, 26 gennaio 2014

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