L'Accademia dei Lincei premia il Sermig

Pubblicato il 11-11-2022

 

Premio Straordinario «Antonio Feltrinelli» per un’impresa eccezionale di alto valore morale e umanitario conseguente alle gravi vicende che hanno colpito l’Ucraina, all’Associazione Sermig Re.Te. per lo sviluppo Onlus.


SERMIG RE.TE. PER LO SVILUPPO ONLUS – Con il progetto "Uniti per l'Ucraina" che risponde, con generosa larghezza e saldo radicamento nel territorio, alle esigenze primarie delle popolazioni colpite dalla guerra, sia in ordine ai soccorsi d'urgenza, sia per programmi di inserimento a più lungo termine per i rifugiati in Italia, ha reso possibile, per la prima volta nella storia, la trasformazione di un Arsenale militare in una casa di pace con sede principale in Italia.

L’Arsenale della Pace, com’è noto, inizia a Torino nel 1964 da Ernesto Olivero, sua moglie Maria e un piccolo gruppo di giovani impegnati contro la fame nel mondo. Pochi mezzi, ma grandi sogni di pace, fraternità, giustizia, che allargano lentamente la strada. La riconversione del vecchio Arsenale militare attira e coinvolge centinaia di migliaia di giovani e adulti da tutta Italia e dall’estero. Lavoro gratuito, volontariato e disponibilità. Oggi l’Arsenale della Pace, in cui ognuno ha portato quel che è e quel che ha, è il cuore di una realtà di solidarietà presente in ogni angolo del mondo. 3.700 progetti di sviluppo nei 5 continenti, dal Libano al Brasile, dall’Iraq al Rwanda, dalla Georgia al Bangladesh. Oltre 70 missioni di pace nei teatri di guerra più drammatici, che sono valse ad Ernesto Olivero la candidatura al Nobel per la pace da parte di Madre Teresa di Calcutta e altre personalità.

Servizio TGR Piemonte


Intervento di Ernesto Olivero


CORRIERE DELLA SERA

Ernesto Olivero: «Basta armi, ora la pace. Si può mediare come io ho fatto a Betlemme»

di Paolo Coccorese

Il fondatore del Sermig è stato insignito del premio dell’Accademia dei Lincei
Per una persona che nel 1996 è stata candidata al Nobel per la Pace da una santa come Madre Teresa di Calcutta, può sembrare una formalità la soddisfazione per aver ricevuto il premio «Antonio Feltrinelli», il riconoscimento che l’Accademia dei Lincei assegna a chi si è distinto per «un’impresa di alto valore morale e umanitario». Eppure, Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, svela: «Oggettivamente nella mia vita ho ricevuto tanti doni e regali, alcuni molto importanti. Tuttavia, questo riconoscimento mi ha fatto piacere perché lo considero non come una gratificazione personale, ma un premio ai mei amici, all’Arsenale della Pace, una casa dove non ci sono differenze tra uomo e donne, credenti e non credenti. E si lavora pensando agli altri».

È un premio anche alle persone venute da voi per donare qualcosa?
«Alla premiazione, ho raccontato della folla immensa che da febbraio è passata all’Arsenale. Abbiamo raccolto 1.500 tonnellate, 93 tir di aiuti, con l’aiuto di 35 mila persone che hanno quasi sfondato le nostre porte. Le ringrazio perché ci hanno permesso di costruire “quell’impresa di alto valore umanitario” citata dal premio Feltrinelli. Un riconoscimento di 250 mila euro che rinvestiremo per altre opere di bene per l’Ucraina».

La ritirata russa probabilmente permetterà una riorganizzazione delle truppe di Putin per scagliare un’offensiva più feroce. È preoccupato?
«Con tutto il mio cuore spero che non avvenga. E si metta un punto: dobbiamo capire che le armi non bisogna costruirle. Stiamo preparando un documento breve, ma intenso per dirlo».

Chi sono gli autori?
«È un’iniziativa dell’Arsenale, qui ci sono persone che hanno dato la vita a Dio, ai poveri. E alla pace».

Non si sente troppo solo a pronunciare questa parola?
«No, abbiamo avuto compagni come Giorgio La Pira che ci ha insegnato tanto. Può essere faticoso parlarne, eppure deve essere fatto».

Ha partecipato alla recente manifestazione della pace?
«Non voglio partecipare a iniziative che possono essere politiche».

Non si parla di pace perché è difficile?
«Tutte le complicazioni sono a favore dell’odio. E noi vogliamo vivere lontani dall’odio».

Si può volere la pace e tifare per l’Ucraina?
«Sì, perché dobbiamo capire che ci sono state migliaia di guerre e non sono servite. Anzi, hanno peggiorato le cose. Dobbiamo ricucire i rapporti tra russi e ucraini».

Non si trova neanche chi voglia mediare tra Putin e Zelensky.
«Io andrei volentieri a rappresentare le persone che vogliono e lavorano per la pace. L’ho già fatto e non ho mai voluto pubblicizzarlo».

Quando?
«Occuparono la basilica di Betlemme. Mi ricordo il Patriarca di Gerusalemme, la Cia e il Mossad. Un mediatore deve essere una persona presente, autorevole. Deve essere “in mezzo” e mai di parte».

La paura può essere motore di pace?
«Dobbiamo temere una guerra nucleare».
La diffusione delle immagini della guerra l’hanno fatta diventare ordinaria.
È sparito il tabù e ha inquinato anche il nostro discorso quotidiano.
«Un mio amico tossico, che è stato in galera tanto tempo, dice che per capire che esiste Dio e la speranza basta passare un giorno al Sermig.
Tutti dovrebbero provarlo».

di Paolo Coccorese
Corriere della sera

torino.corriere.it

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