Cambio di mentalità

Pubblicato il 23-07-2021

di Gianfranco Cattai

Una signora anziana trova nella buca delle lettere la comunicazione del mancato recapito di una raccomandata.
Molto sorpresa e in affanno perché era in casa e nessuno ha suonato e anche perché è curiosa di capire di cosa si tratta. Bisognerà però attendere due giorni per poter ritirare la raccomandata.

Due giorni dopo si reca all’indirizzo segnato nella comunicazione. Attraversa la città per sentirsi dire che deve recarsi ad un altro indirizzo, ma non nello stesso giorno perché gli orari di apertura del servizio sono diversi. Finalmente il giorno successivo la signora può entrare in possesso della sua raccomandata.
Sono passati 5 giorni da quel fatidico mancato colpo di campanello. Quanta energia sprecata. Che collezione di leggerezze, omissioni, di responsabilità organizzative retribuite inadeguate. Provo ad elencarle semplicemente perché voglio evidenziare che non è possibile dire che è colpa d’altri ma nostra, anche se io nel caso preciso non c’entro.
Perché chi doveva consegnare la raccomandata non ha insistito nel capire se il destinatario era presente? Perché ha messo nella buca un prestampato che riportava un indirizzo di riferimento sbagliato per il ritiro quando sapeva benissimo che la busta doveva essere ritirata in altro luogo?

Ancora più grave: come mai l’ente pubblico di riferimento accetta di indicare un indirizzo sbagliato per il ritiro della posta? Come mai il terzo ente accetta di consegnare la busta anche se non è titolare della comunicazione? Si potrebbe dire che si tratta di una somma di banalità: non certo per la persona anziana che ha vissuto con fatica e ansia questa vicenda.
Penso con tristezza a tutte le persone che stanno dietro ai passaggi di questo banale fatto: perché se il lavoro deve essere espressione della dignità dell’uomo queste cose non dovrebbero capitare. Ognuno dovrebbe fare con serietà e rigore il suo pezzo di lavoro. Ognuno dovrebbe vivere le azioni per cui è, speriamo, regolarmente retribuito, con diligenza e gratificazione perché il destinatario è sempre la persona.

La persona al centro non è qualcosa di teorico ma di concreto anche nel caso di certe burocrazie inutili che uccidono. Vivere appieno l’attimo dell’azione come relazione con l’altro cambia la vita innanzitutto a chi la compie. Volontarizzare il proprio lavoro è una tecnica di gratificazione importante che cambia la società. E tutti se ne accorgono. Impegnato nella politica, nell’amministrazione locale, nei servizi alla persona, nella raccolta dei rifiuti non importa: dalla sommatoria del cambio di mentalità, della messa insieme delle nostre volontà, dal passaggio dall’io al noi, si gioca una risposta importante per stare tutti meglio, per la qualità della vita di tutti.


Gianfranco Cattai
NP aprile 2021

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