Dentro ogni pietra

Pubblicato il 01-06-2022

di Renato Bonomo

Tra le pagine di In viaggio con Erodoto, pubblicato in Italia nel 2005, Ryzsard Kapucinski propone un interessante dialogo tra passato e presente, a partire dalle pagine delle Storie del grande storico greco antico. In particolare, raccontando di un suo viaggio in Iran, Kapucinski ci parla di una sua visita a Persepoli, una delle antiche capitali della Persia costruita da Dario tra il VI e V secolo a.C., a cinquanta km dalla città di Shiraz.

In mezzo alle rovine, ricordo di una città maestosa e straordinaria, Kapucinski rimase colpito da un particolare. A Persepoli non esistevano pietre allo stato naturale, come si trovano comunemente in montagna o all’aperto, in mezzo ai prati: tutte erano state lavorate, tagliate e levigate. La vista di quell’immenso lavoro umano dentro ogni singola pietra suscitò in lui interrogativi profondi: «Quanti anni di fatiche in questa cura! Che massacro di uomini! Quanti ne sono morti trascinando questi massi giganteschi? quanti sono stramazzati per la sete e lo sfinimento?»
La riflessione si allarga fino a comprendere l’intera storia umana: «Ogni volta che si contemplano le rovine di templi, palazzi e città morte viene spontaneo interrogarsi sulla sorte delle persone che li hanno costruiti. Sul loro dolore, sulle schiene spezzate, sugli occhi trafitti dalle schegge di pietra, sui reumatismi, sulla loro vita infelice, sulla loro sofferenza. E a un certo punto si insinua un'altra domanda: quelle meraviglie sarebbero potute nascere senza la sofferenza? senza la frusta del sorvegliante?».

Bellezza e sofferenza, ingiustizia e grandezza sono termini opposti che il pensiero rigorosamente logico ritiene opposti e pertanto incompatibili. Nella storia le contraddizioni si presentano spesso insieme, in combinazioni che la nostra mente fatica a comprendere.
Ogni nostro tentativo di comprensione del passato deve partire dalla consapevolezza che possiamo coglierne solo una piccola parte. Un peccato mortale per ogni storico, oltre all’anacronismo, è la mancanza di stupore. Nulla è scontato, la bellezza è scoprire ciò che è nascosto, ma vivo e presente. Facilmente ricordiamo i nomi dei sovrani e dei grandi capi che hanno svolto un ruolo storico eccezionale; spesso invece ignoriamo il ruolo delle masse che hanno permesso a quei re, a quei capi anche solo di pensare di realizzare ciò che desideravano. Parafrasando il proverbio che dice “dietro ogni grande uomo c'è una grande donna”, possiamo quasi dire che “dietro ogni grande personaggio, ci deve essere per forza un gruppo, una massa, un popolo”. Persone dai nomi sconosciuti che hanno reso possibile ciò che una sola persona non poteva fare da sola.


Renato Bonomo
NP febbraio 2022

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