Energia CERta

Pubblicato il 01-05-2023

di Carlo Degiacomi

Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono una delle novità del futuro prossimo delle energie sostenibili

È un’idea semplice: si possono creare impianti fotovoltaici collettivi (che possono comprendere anche impianti da altre fonti rinnovabili, ma – per avere incentivi – devono essere realizzati dopo l’entrata in vigore della legge) e collegarli tra di loro. Le CER sono associazioni o cooperative o consorzi tra cittadini (es. famiglie, condomini), imprese private (es. piccole, medie imprese, supermercati su tutti e parcheggi), amministrazioni pubbliche (comuni ed enti territoriali), associazioni. L’associazione è un soggetto giuridico (ma vi sono anche altre possibilità di scritture private), basato sulla partecipazione aperta e volontaria, controllato da azionisti o membri situati nelle vicinanze degli im-pianti, detenuti dalla comunità. Il tetto massimo della potenza degli impianti è 1 MW. Gli impianti fanno riferimento principalmente alle cabine secondarie della rete elettrica, in modo da permettere di raccogliere in una stessa CER abitanti di edifici diversi, e di zone comunali diverse.

L’obiettivo principale è di produrre energia da fonti rinnovabili, distribuirla e consumarla in loco, attraverso un sistema funzionante ed efficiente. Gli impianti rispondono alle necessità di autoconsumo, di condivisione dell’energia in eccesso; sono in grado di avere sistemi di accumulo e di redistribuzione, di comunicazione con altri impianti di produzione e sono governati digitalmente.

La finalità più ampia è di fornire benefici ambientali, economici e sociali a livello di comunità e alle aree locali in cui opera; non di fare utili. Si possono utilizzare anche aree su grandi tetti delle aziende, su edifici pubblici, su condomini o a terra con autorizzazioni oggi più snelle del passato.

Queste scelte permettono di operare sulle bollette di chi aderisce.

In pratica come funzionano? Nelle CER gli utenti operano con un doppio regime: un collegamento alla rete tradizionale tramite fornitore scelto individualmente, e un collegamento a CER. L’energia scambiata viene tolta dalla bolletta. È una novità legislativa proveniente dall’Europa (direttiva sulle rinnovabili RED II del 2016) e approdata di recente anche in Italia (DLG 199/2021, con i decreti attuativi in corso di definizione). Vi è una somma importante (oltre 2,2 miliardi di euro) destinata dal PNRR per avviare queste esperienze e con agevolazioni che durano 20 anni per i comuni sotto i cinquemila abitanti.

Vi sono tecnici ed esperti che assistono e consigliano chi forma le CER? La risposta è affermativa: vi sono strutture di vario tipo che si occupano di fornire questo tipo di servizi come consulenze e contratti per le installazioni. Alcuni politecnici, come quello di Torino con la struttura Energy Center, possono svolgere il ruolo di tecnici e di fornitori degli impianti, creando reti a livello territoriale tra figure professionali di vario tipo che, tra l’altro, favoriscono nuove opportunità di lavoro. Il ruolo degli enti locali è fondamentale: servire e favorire la comunità che si attiva in questo campo, abbattere le spese dei propri uffici, delle scuole, degli impianti sportivi e condividere l’energia in eccesso con la comunità.

Anche se poche – a dicembre 2022 si contavano 17 CER in Italia, mentre tante altre hanno avviato gli studi preliminari e le relative pratiche – le esperienze attive sono decisamente positive. In Piemonte già dal 2018 c'è una legislazione favorevole che può implementare gli impianti.

Qualche esempio locale di ieri e oggi? In Piemonte: Magliano Alpi, Carrù (CN), Comunità condominiali a Pinerolo (TO). In Italia: San Daniele del Friuli e la comunità collinare del Friuli, Pilastro/Roveri in provincia di Bologna, aziende di vari settori a Imola, Torano Lodigiano a Lodi. A Ragusa e in Veneto troviamo CER di aziende agricole. Un esempio anche sociale: Legambiente a Napoli ha creato una CER con la Fondazione Famiglia di Maria e 40 famiglie del quartiere del Teduccio. La potenza installata è di 53 kWp con sistema di accumulo, l’energia annua prodotta è pari a 60 MWh l’anno. I vantaggi complessivi, a oggi, ammontano a 200/300 euro l’anno per famiglia. Non illudiamoci, è un primo, complesso passo, da aiutare e da seguire con attenzione.

Certo, questa nuova opportunità richiede alcune condizioni: il governo e le regioni non devono remare contro, allungando e rallentando l’attuazione dei progetti; una responsabilità maggiore da parte dei cittadini, attraverso la costruzione di una mentalità diffusa di partecipazione e di autonomia; una cultura imprenditoriale nuova, capace di affrontare finalmente i temi dei consumi e dei relativi costi di gestione; le capacità tecniche e professionali da mettere in rete a livello locale, sostenute da efficienze burocratiche e tecniche da parte degli enti locali. Una bella sfida!

Carlo Degiacomi

NP Febbraio 2023

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