Le donne dell’oppio

Pubblicato il 21-06-2024

di Sandro Calvani

Nel 2022, un decreto del governo dei talebani in Afghanistan mise fuori legge la coltivazione dei papaveri da oppio. Crollati i raccolti è venuta a mancare la disponibilità di materia prima per la produzione di eroina nel mondo intero. Il mercato dell’oppio si è spostato subito in Myanmar, dove la corruzione del governo militare e il conflitto con la resistenza armata dei ribelli della People Defense Force& hanno offerto ottime occasioni per incrementare le coltivazioni di oppio, soprattutto nelle regioni del nord, nel famigerato “Triangolo d’Oro”.

Nel 2023 e 2024 gli osservatori hanno notato un importante coinvolgimento delle “donne dell’oppio” in una rete di narcotraffico multiforme, complessa e pericolosa, che comprende anche la produzione massiva di anfetamine sintetiche. Le donne sono state mobilitate dalla disperazione economica e dalla mancanza di alternative all’interno di regioni vittime di violenza inaudita, dove molti uomini sono impegnati da una delle due parti del conflitto.

Nelle comunità povere isolate sulle montagne le donne agiscono spesso come contadine, corrieri e spacciatrici di basso livello, motivate dall’urgente necessità di sostenere le loro famiglie. Sono percepite come meno sospette dalle autorità, fatto che fa crescere il loro sfruttamento nelle reti di trafficanti. Le donne coinvolte nel narcotraffico sono estremamente vulnerabili: rischiano l’arresto, il carcere, la violenza e l’ostracismo sociale. Molte subiscono abusi fisici e sessuali per mano di trafficanti, della forza pubblica e di persone in posizioni di potere. Raramente possono denunciare e veder difesi i loro diritti, che esse conoscono poco, anche a causa di un basso tasso di alfabetizzazione.

Oltre al carcere e alla violenza, le donne impegnate nella produzione di droghe e quelle che diventano tossicodipendenti affrontano gravi rischi per la salute, tra cui l’esposizione a sostanze chimiche tossiche, la dipendenza e le malattie sessualmente trasmissibili. Le donne coinvolte nel traffico di droga sono spesso ostracizzate dalle loro comunità, perdendo così le loro reti di supporto vitali e affrontando un’ulteriore emarginazione.

Affrontare il traffico di droga richiede un approccio olistico che comprenda la riduzione della domanda nei Paesi consumatori, la cooperazione regionale per lo sviluppo, l’applicazione della legge e le strategie di riduzione del danno, oltre a concentrarsi sulle esigenze specifiche delle donne.


Sandro Calvani
NP maggio 2024

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