1° maggio - FESTA del LAVORO

Pubblicato il 31-08-2009

di Andrea Gotico


Il "Primo maggio" nasce il 20 luglio 1889 a Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale... si decise di rendere permanente quella che, da lì in avanti, sarebbe divenuta la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".


Perché il Primo maggio è la festa del lavoro?

Il "Primo maggio" nasce il 20 luglio 1889 a Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale: "Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1° maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima, infatti, il primo maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago era stata repressa nel sangue.

La riuscita del 1° maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori che, per la prima volta, dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale. Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo. Il 1° maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, sarebbe divenuta la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".
Inizia così la tradizione del 1° maggio.

 

 
             
 















 

Diritto per tutti

L'articolo 23 della Dichiarazione universale dei diritti umani - documento che riguarda tutte le persone del mondo, senza distinzioni - prevede che:
OGNI INDIVIDUO HA DIRITTO AL LAVORO…
Sappiamo che l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (Art. 1), ma come sanciscono questo diritto le altre costituzioni nazionali e le convenzioni internazionali?
Ecco alcuni esempi tratti da:

Costituzione della Repubblica popolare di Cina
Art. 1
La Repubblica Popolare di Cina è uno Stato socialista sotto la dittatura democratica del popolo, condotto dalla classe lavoratrice e basato sull'alleanza tra lavoratori e contadini.
Art. 42
I cittadini della Repubblica Popolare di Cina hanno il diritto e il dovere di lavorare. Utilizzando vari mezzi, lo Stato crea le condizioni per l'occupazione, rafforza la tutela del lavoro,
migliora le condizioni lavorative e, in relazione ad aumenti della produzione, aumenta i salari e i benefici sociali. Il lavoro è il glorioso dovere di ogni cittadino abile.

Costituzione del Regno dell'Arabia Saudita
Art. 17
La proprietà del capitale e il lavoro sono elementi essenziali nell'economia e nella società del Regno. Essi sono diritti personali che svolgono una funzione sociale nel rispetto della Legge Islamica.
Art. 28
Lo Stato procura opportunità di lavoro per tutti coloro che sono abili al lavoro; esso emana leggi che proteggono il lavoratore e il datore di lavoro.

Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli
Adottata nel giugno 1981 a Nairobi (Kenia) dalla XVIII Conferenza ordinaria dell'Assemblea dei Capi di stato e di governo dell'Organizzazione dell'Unità africana (OUA).

Art. 15
Tutte le persone hanno il diritto di lavorare in condizioni accettabili e soddisfacenti e di percepire un uguale salario per
un uguale lavoro.
Art. 29
L'individuo ha inoltre il dovere: (…) di lavorare secondo le sue capacità e le sue possibilità, e di pagare le imposte previste
dalla legge nell'interesse della società.

 
 
               
     

Schiavitù per molti

OGNI INDIVIDUO HA DIRITTO A GIUSTE E SODDISFACENTI CONDIZIONI DI LAVORO… (Art. 23)… ma per molti uomini, donne e bambini - a più di cinquant'anni dalla proclamazione della Dichiarazione - il lavoro significa ancora schiavitù: l'esempio più disperato riguarda i bambini.
Il lavoro minorile non solo esiste, ma è largamente diffuso:

l'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) e l'UNICEF (Fondo delle Nazioni unite per l'Infanzia) stimano che:
nel mondo lavorano almeno 250 milioni di bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni, di cui circa 120 milioni a tempo pieno;
in termini assoluti, l'Asia è l'area con la percentuale più alta di bambini lavoratori, pari al 61% del totale mondiale, seguita dall'Africa (32%) e dall'America Latina (7%);

Particolarmente allarmante è il lavoro dei bambini molto piccoli: i dati OIL mostrano che, in alcune aree del pianeta, fino al 20% dei bambini economicamente attivi hanno meno di dieci anni.
A questi vanno poi aggiunti i baby-lavoratori dei paesi industrializzati: negli U.S.A. si stimano in 5 milioni e mezzo; in Europa in più di 2 milioni; per l'Italia è stata ipotizzata la cifra di circa 300 mila casi.
 
 
 



 
 
   

 
 
 

Utopia per qualcuno 

OGNI INDIVIDUO HA DIRITTO ALLA PROTEZIONE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE… (Art. 23)… su scala mondiale, il problema del lavoro è legato a quello del sottosviluppo, ed è compito della comunità internazionale - oltre che dei governi nazionali - attivare politiche adeguate per garantire il soddisfacimento di questo diritto ad ogni singolo cittadino. Ma anche nei Paesi industrializzati, decine di milioni di persone non riescono a trovare un lavoro. Ecco un esempio:

in Giappone, dove notoriamente l'occupazione negli ultimi decenni è stata sempre molto elevata, il tasso di disoccupazione sta raggiungendo livelli sempre più preoccupanti.
Un tasso di disoccupazione del 5% non si era infatti mai visto dal dopoguerra ad oggi.
Il deterioramento del mercato del lavoro è da imputare alla difficile situazione economica e finanziaria del Paese. Nel dettaglio, rispetto a maggio del 2001, il numero delle persone in cerca di impiego è aumentato di 230.000 unità raggiungendo i 3,3 milioni.
"Per il Giappone è l'ingresso in un'epoca di alta disoccupazione" hanno commentato fonti governative. Le previsioni indicano pertanto che la disoccupazione è destinata a crescere nei prossimi mesi.

 
 
 

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