ACSE: cure dentistiche e altro…

Pubblicato il 10-08-2011

di laura e giancarlo

Ci sono tanti modi di restituire dignità alle persone. Anche una bocca in ordine contribuisce. È ciò di cui si occupa l’Ambulatorio P.Renato Bresciani di Roma, con ca. 2.000 interventi l’anno su pazienti di 74 Paesi.

di Marco de’ Feo

Attrezzatura dell'ambulatorio con crocifisso sullo sfondo

 
 
Logo ACSEL’ Ambulatorio Odontoiatrico Padre Renato Bresciani prende nome dal fondatore dell’A.C.S.E., Associazione Comboniana immigrati e profughi, un missionario comboniano che più di quaranta anni fa ha creato una struttura di prima accoglienza e assistenza per immigrati e rifugiati politici.
L’ambulatorio è ospitato nei locali dell’ACSE, nel cuore di Roma, è stato aperto dodici anni fa e si prende cura gratuitamente dei migranti e dei rifugiati politici provenienti da tutto il mondo.

In tutti questi anni si sono susseguiti decine di odontoiatri volontari ed assistenti anch’esse volontarie. Attualmente vi operano quattordici dentisti volontari ed altrettanti assistenti: Grazie al loro alternarsi rimane aperto tutta la settimana, esclusa la domenica.

Svolge circa duemila interventi l’anno su pazienti provenienti da settantaquattro Paesi del mondo povero, in particolare: Liberia, Uganda,Ghana, Togo, Benin, Gabon, Cameroon, Ethiopia, Eritrea, Marocco, Tunisia, Sierra Leone, Egitto, Angola, Sudan, Kenya, Repubblica Dem. del Congo, Filippine, Congo, Guinea, Sudan, Senegal, Nigeria, Mozambico, India, Bangladesh, Iraq, Iran, Kurdistan, Comunità Stati Indipendenti ex URSS, Afghanistan, Perù, Colombia, Brasile, Cuba.

L’ambulatorio vive di offerte di privati e di persone di buona volontà e non svolge più, come in passato, un servizio di odontoiatria essenziale, ma una odontoiatria di un certo livello, nonostante le difficoltà che può incontrare un servizio di volontariato che deve fare i conti con le offerte.
Visita odontoiatrica Nell’ambulatorio, nel corso della prima visita, nella anamnesi, si raccolgono informazioni sulla salute dei pazienti in modo da dirottare i pazienti con particolari patologie verso centri specializzati.

Numerosi sono i pazienti fuggiti da Paesi in guerra o con persecuzioni, numerose le persone che si presentano con segni di tortura o percosse tali da provocare crisi epilettiche, o con segni di bruciature sul corpo. Numerosi sono anche gli studenti universitari provenienti dai Paesi in via di sviluppo che si rivolgono per la cura della bocca, impossibilitati ad affrontare le spese del dentista.
Aggiungo qualche racconto. Preferisco che si parli di loro piuttosto che di me, ho poco da mettere in vetrina.

Una storia in particolare riassume il dramma dei tanti rifugiati: una giovane donna iraniana, ometto il nome, chiamatela come più vi piace, arriva in Italia sotto l’ombrello dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) dalla Germania, in fuga dal regime di casa sua. Mi dice subito di essere una rifugiata “ pericolosa”. In Germania le hanno sparato, poi è stata picchiata. Per questo soffre di epilessia. Le offro un “posto” di assistente per ridarle la voglia di vivere e fare qualcosa. Passa il tempo, mi dice che nel corso dei mesi ho avuto i servizi segreti iraniani alle costole per l’aiuto che le stavo dando. Di questo non me ne ero accorto, anche se avevo notato… strane cose.
La ragazza è depressa, ma col tempo la spingo a studiare e a rifarsi una vita. Si iscrive all’Università La Sapienza. Piano piano abbandona la montagna di psicofarmaci che assumeva fino a che un giorno esce di casa truccata. Truccata! Per lei è una vittoria e me lo dice, sta ritornando ad essere normale ed ora manca poco alla laurea. Nel nostro ambulatorio ha anche effettuato le ore pratiche per avere un diploma di un corso della la Regione Lazio. Visita odontoiatrica Una vita recuperata.

Ancora, Susanna, dall’Ecuador, che ha imparato l’assistenza che ora svolge come missionaria laica nel suo Paese, o suor Elisabetta, medico comboniana che ha imparato ad estrarre denti ed ora è in Mozambico.
Un colombiano, fuggito per avere denunciato dei guerriglieri che gli hanno assassinato il padre ed anche lui in pericolo di vita.
Poco tempo fa, una scolaresca è venuta in gita scolastica per vederci lavorare.

Nell’ottobre 2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II mi ha voluto incontrare per augurarmi un buon lavoro, ma il sogno nel cassetto è quello di consegnare, un giorno, l’ambulatorio a qualcuno di questi migranti perché continuino loro a prendersi cura degli ultimi arrivati.


Dott. Marco de’ Feo
Direttore Sanitario Ambulatorio P.Renato Bresciani



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