Adolphe, dal diavolo a Dio

Pubblicato il 04-11-2020

di Annamaria Gobbato

Primi anni del Novecento, Fon­tainebleau. Il poeta simbolista Adolphe Retté tiene un discorso contro la religione cattolica an­nunciando una prossima era di felicità all’insegna della libertà, fratellanza ed uguaglianza, garan­tita dal progresso scientifico. Al termine, uno spettatore prende la parola: «Vedete cittadino, noi sap­piamo bene che Dio non esiste. Ciò va da sé, però, dal momento che il mondo nessuno l’ha crea­to vorremmo sapere come tutto ha avuto inizio. Di ciò la scienza deve essere informata». Ribat­te: «La scienza non può spiegare come il mondo ebbe inizio». E al­lora? Ecco il dubbio. La vita senza freni morali che conduce – Adol­phe è cresciuto abbandonato a se stesso in una famiglia di atei con­vinti – non è tale da spegnere que­sto e altri interrogativi: «E se Dio esistesse?». Cerca risposte nella fi­losofia ma viene deluso. Un gior­no legge un passo del Purgatorio di Dante e sente una Voce dentro: «Tu non sei più uomo, sei una fo­gna!». Aiutato dal confronto con alcuni sacerdoti, inizia un sofferto cammino di conversione che rias­sumerà poi nell’autobiografia Dal diavolo a Dio: «Vedevo l’universo con occhi nuovi. Alla mia affer­mazione: “Sono un uomo finito. Che cosa mi rimane?”, la Voce è tornata a rispondermi: “Non te­mere. Ti rimane Dio!”». Non ha più che una missione: «Portare Gesù ai miei contemporanei».

Annamaria Gobbato
NP agosto-settembre 2020

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok