Amicizia, comunione, comunità

Pubblicato il 10-06-2024

di Rosanna Tabasso

In questi giorni sono stata al Rifugio di Maria, una delle case del Sermig, ma deci­samente particolare. Da tre anni questa casa immersa nel verde e dedicata a Maria, moglie di Ernesto Olivero, è la casa di Se­rena e Andrea e dei loro figli, una delle nostre famiglie, che hanno voluto condividere una parte del­la grande abitazione con giovani o adulti in cerca di un tempo di riposo e di fraternità. Un luogo semplice dove trovare il ristoro dell’amicizia di cui tutti abbiamo bisogno. Perché amicizia e comu­nione sono le radici della comu­nità che annuncia il Vangelo, la linfa di una vita buona per tutti.

Gesù era capace di amicizia concreta verso i suoi disce­poli, verso le donne che lo se­guivano, verso i tanti che aveva aiutato. Mi piace pensare che il legame umano che aveva instau­rato con i suoi amici, fatto di ge­sti e parole, autentica condi­visione di vita, lo abbia reso riconoscibile quando da Ri­sorto si è presentato loro. La confidenza umana, l’ami­cizia raggiunta in vita non scompaiono con la morte, ma diventano la chiave per riconoscere Gesù nel miste­ro della risurrezione.

Come Maria di Magdala che lo riconosce quando si sente chiamare per nome dalla voce del Maestro. La tomba è vuota e Lui è vivo! Anche i discepo­li che incontrano Gesù risorto lungo la strada da Gerusalemme a Emmaus o sulla riva del lago, dove aveva acceso un fuoco per arrostire il pesce appena pescato, lo riconoscono proprio da quei suoi gesti che erano diventati nel frattempo così famigliari: spezza il pane, benedice il cibo prepara­to… Parole e gesti familiari apro­no la strada al credere che Gesù sia realmente risorto e vivo.

Gesù conosce la dimensione umana dell’amicizia e la valoriz­za, ne fa il canale per comunicare. Il nostro desiderio più grande è es­sere nel cuore di qualcuno e, allo stesso tempo, ci rendiamo conto di essere fatti per ospitare qualcu­no. Solo questo ci riempie il cuore. Siamo fatti per la comunione. La vera comunione è fonte di vita, mai potrà chiudere relazioni o, peggio, chiudersi in se stessa, in un rapporto puramente intimistico.

Da risorto Gesù si allontana e si raccomanda con i suoi: «Non mi trattenete». Il legame umano è importante ma nessun affetto umano, nessun legame terreno, nessuna amicizia si può antepor­re a Dio e al suo disegno d’amo­re. Gesù lo sa bene e lo chiarisce subito ai suoi amici! L’amicizia di Gesù Risorto è dono dello Spi­rito, libera e rende liberi di de­dicarsi totalmente alla missione affidata dal Padre. Ora anche i di­scepoli comprendono che l’ami­cizia con Lui non chiude in noi stessi, anzi apre. Maria corre subi­to a annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e racconta loro ciò che le aveva detto. Così fa­ranno i discepoli e, dopo di loro, tutti si sentiranno mandati a far rivivere la loro vita con Gesù. L’a­more è sempre inclusivo: «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, per­ché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo» (1Gv1,3).

L’amicizia umana che ha Gesù come modello è comunione, è vita di Dio che scorre da una persona all’altra e crea comunità. Questo è dono della risurrezione di Gesù ed è questa comunione che ci trasmettiamo a vicenda. L’annuncio della buona notizia del Vangelo passa attraverso que­sta testimonianza di amicizia, di comunione, di questa possibilità di rimanere in Dio e dunque di rimanere l’uno nell’altro. Questa vita che scorre è ciò che costitu­isce la vita di una comunità.


Rosanna Tabasso
NP aprile 2024

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