Compagni di banco

Pubblicato il 08-09-2023

di Pierluigi Conzo

Un recente articolo scientifico pubblicato su Nature Human Behavior esamina le interazioni sociali degli adolescenti rifugiati con i loro coetanei in Germania, attraverso l’analisi delle loro reti sociali.

La percentuale di persone che, a causa di instabilità politica, conflitti armati, persecuzione, cambiamento climatico e demografico, è costretta a lasciare la propria casa è cresciuta rapidamente nell'ultimo decennio e ora supera l'1% della popolazione mondiale.
Gran parte dei migranti rifugiati in Europa, inoltre, sono bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni, che necessitano non solo di istruzione formale, ma anche relazioni “positive” con i loro coetanei, perché questi – secondo diverse teorie – sono fondamentali per il loro adattamento.

Secondo gli autori, l'integrazione sociale degli adolescenti si basa su relazioni positive di amicizia e assenza di rifiuto alla relazione da parte dei compagni. Alcune teorie mostrano che gli amici sono fondamentali per l'integrazione sociale degli adolescenti in quanto forniscono “capitale sociale”, che offre ai nuovi arrivati risorse preziose, come, ad esempio, informazioni sul nuovo contesto di residenza e supporto sociale. Gli studenti immigrati beneficiano del contatto sociale con i membri del gruppo maggioritario, tramite cui riescono ad accedere a opportunità molto importanti nel Paese di destinazione, come l'esposizione a una lingua diversa dalla propria, migliorando quindi il rendimento scolastico e l’inserimento lavorativo.

Ma questo tipo di relazioni incontra, in genere, non pochi ostacoli per gli adolescenti rifugiati: le difficoltà linguistiche e il vissuto traumatico possono creare barriere all'accettazione da parte dei compagni.
Inoltre, l'integrazione sociale non è un processo unilaterale, ma dipende anche dalla predisposizione e dal probabile pregiudizio dei nuovi compagni del Paese di destinazione.
Secondo gli autori, un aspetto particolarmente importante per l'integrazione sociale è la diversità etnica nella scuola. In contesti scolastici più diversificati, gli studenti rifugiati hanno maggiori opportunità di interagire con coetanei che hanno anch’essi un vissuto di immigrazione: è più probabile che condividano con loro esperienze tali da aumentare la loro appartenenza a gruppi diversi da quello maggioritario e di affrontare sfide simili nel raggiungere i loro obiettivi educativi. Inoltre, la diversità etnica della scuola potrebbe migliorare l'integrazione sociale degli studenti rifugiati stimolando anche relazioni interetniche: in alcune condizioni, è stato dimostrato che il contatto tra i gruppi diversi aumenta la familiarità con i membri dell’altro gruppo e riduce il pregiudizio e l'aggressività nei confronti delle minoranze.

I risultati della ricerca mostrano che gli adolescenti rifugiati hanno meno amici e sono più spesso respinti come compagni di banco rispetto ai loro compagni di classe. Inoltre, con l'aumentare della diversità sociale, le reti di studenti rifugiati tendono a includere più coetanei appartenenti a minoranze etniche e meno coetanei nativi. Questo risultato riflette il fenomeno dell'omofilia, secondo il quale le persone tendono a costruire legami sociali con coloro che sono simili in termini di attributi salienti, come l'origine etnica.
Compagni di banco Quando l'inclusione a scuola annulla i pregiudizi e fa crescere l'accoglienza Gli adolescenti non rifugiati, ma con storia di immigrazione, tendono a scegliere maggiormente studenti rifugiati come amici. Tuttavia, in classi più etnicamente diversificate, gli studenti non rifugiati tendono più spesso a nominare gli studenti rifugiati come amici. Questi risultati sottolineano il ruolo sostanziale che la diversità etnica a scuola può avere nelle amicizie dei rifugiati con i coetanei nativi. Specularmente, in contesti etnicamente meno diversificati, i coetanei nativi sono invece più propensi a rifiutare gli studenti rifugiati come compagni di banco.

In sintesi, la diversità etnica nella scuola emerge come un importantissimo volano di integrazione per gli studenti rifugiati, che si sentono accettati maggiormente sia da altri studenti immigrati che da studenti nativi. Questi ultimi, probabilmente a causa delle esperienze di contatto positive che hanno avuto modo di stabilire con i loro pari, tendono ad avere meno pregiudizi e sono più aperti all’accoglienza e all’integrazione dei loro compagni rifugiati.
 

Pierluigi Conzo
NP giugno / luglio 2023

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