Connettografia della pace

Pubblicato il 22-12-2022

di Sandro Calvani

Saggezza è puntare su ciò che unisce i popoli e non su ciò che li divide

Opus justitiae pax: effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto e una perenne sicurezza». 750 anni prima di Cristo, 2.700 anni prima della Carta delle Nazioni Unite e della prima enciclica cattolica sulla pace, il profeta Isaia aveva previsto il nocciolo della questione in tre parole: la pace viene dalla giustizia, dal diritto e dalla sicurezza (cfr. Is 32, 17).

È ovvio che per costruire giustizia bisogna conoscere il prossimo vicino e lontano. In fondo, la nostra vita non è altro che l'arte delle conoscenza reciproca e dell'incontro. L'incontro è, per così dire, la linfa vitale dell’umanità. Ma non può essere un incontro violento o caratterizzato dalla paura. Per questo le democrazie occidentali vogliono e cercano un “ordine globale basato su regole"; i cinesi e molti altri popoli asiatici lo definiscono invece "comunità di destino comune". Renderci conto che sono le due facce della stessa medaglia e che sia le regole che il destino devono essere progettate e fatte insieme è solo questione di tempo.

Per accelerare e facilitare questa comprensione reciproca tra ovest e est del mondo, Parag Khanna suggerisce di dare meno importanza alla geografia (mappe e diritti degli Stati e delle frontiere) e più importanza alla connettografia culturale, commerciale e sociale. In pratica si tratta di studiare e massimizzare ciò che unisce i popoli invece che le loro divisioni. Le grandi città del mondo lo stanno facendo scambiandosi centinaia di esperienze e buone pratiche senza badare alle frontiere. Il business della connettività potrebbe superare presto il prodotto interno lordo (PIL) di molti Paesi.

Il nome e le frontiere delle Nazioni cambiano attraverso i secoli. Ma i motori della prosperità rimangono le città, non poche delle quali hanno migliaia di anni di storia e di esperienze di crescita. Secondo il World Urbanization Prospect delle Nazioni Unite del 2018, il 55% della popolazione mondiale oggi vive nelle aree urbane. Si prevede che questo aumenterà al 68% entro il 2050. Entro il 2030, l'ONU prevede che il mondo avrà più di 40 megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti e infrastrutture condivise. Per esempio, la più grande megalopoli del mondo si trova in Giappone, da Tokyo a Nagoya a Osaka con più di 80 milioni di per-sone e rappresenta la maggior parte dell'economia giapponese e dunque una delle principali economie del mondo. Alcune delle nuove megalopoli hanno un PIL che si avvicina ai due trilioni di dollari, più grande di quello di alcune grandi Nazioni. In Cina, la regione metropolitana di Jingjinji o Jing-Jin-Ji (JJJ), nota anche come Beijing-Tianjin-Hebei è la più grande regione di megalopoli urbanizzate della Cina settentrionale. Nel 2020 Jingjinji aveva una popolazione totale di 110 milioni di persone. Per permettere la mobilità delle persone e delle merci JJJ ha otto aeroporti. La miglior politica di difesa e di pace nei prossimi decenni sarà la connettività.

Sandro Calvani

NP Ottobre 2022

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