Convegno: La pace conviene

Pubblicato il 31-08-2009

di Andrea Gotico

Gli inganni della guerra e la convenienza della pace sono l’argomento dell’incontro tenutosi ieri, lunedì 12 dicembre, presso l’Università del Dialogo, all’Arsenale della Pace di Torino.
Una sala gremita (ca.500 persone, dai 14 ai 90 anni) ha accolto i sei personaggi che hanno animato, ieri 12 dicembre 2005 alle ore 17, un nuovo incontro dell’Università del Dialogo. Non un incontro qualunque, ma il Convegno “La pace conviene” organizzato, in occasione dei propri 40 anni di vita, dal Sermig in collaborazione con il centro congressi Torino Incontra. L’esperienza fatta dal Sermig in questi 40 anni di vita lo ha portato alla conclusione che lavorare per la pace è la cosa più conveniente. E va fatto subito, prima che sia troppo tardi, come ha ricordato Ernesto Olivero nel suo saluto. Ecco perché il Sermig ha deciso di “festeggiare” condividendo con tutti l’occasione per un ragionamento.
 “Pensare fa bene” ha commentato Enrico Salza, Presidente del Gruppo San Polo – IMI, presentatore d’eccezione nonché amico del Sermig da tempo. E compagno di pensiero per il Sermig in questi anni è stato in modo speciale il Gruppo Armando Testa, ieri rappresentato da Piero Reinerio, consigliere delegato (in rappresentanza del presidente Marco Testa), invitato da Salza a raccontare come il suo Gruppo si sia sempre impegnato a dare visibilità ai messaggi del Sermig.
 “Nel caso di Ernesto Olivero – esordisce Reinerio (nella foto con E. Salza) – non occorre commissionare prima ricerche esterne per capire cosa chiede il mercato, le ricerche le fa lui stesso con i suoi giovani e con le esperienze in tutto il mondo. La parola dialogo è la base del suo lavoro. Il nostro è un ascolto, per essere più utili nel momento in cui dobbiamo sintetizzare i suoi messaggi ed informare, cercando di usare le parole che aiutano la gente ad ascoltare di più. Ma se lui è riuscito in questi anni a farsi ascoltare è perché è lui il comunicatore”.

Reinerio ricorda anche come sia nato il “muro della bontà” posto al centro del cortile d’entrata dell’Arsenale della Pace: “Un giorno Ernesto mi chiese: Se dovessimo mettere nel cortile qualcosa che racchiuda la sintesi della missione del Sermig? Ho pensato: siamo in un Arsenale di guerra tra i più grossi al mondo, trasformato in Arsenale della Pace attraverso la forza dirompente di una bontà che non si inventa ma che devi avere dentro, più forte di tante altre forze che nel mondo ci circondano. È una bontà disarmante. Quindi, Ernesto, prendi i mattoni di tante città in guerra, fai un pezzo di muro sbrecciato e scrivi “La bontà è disarmante”. Il giorno dopo era fatto! Adesso mi emoziono ogni volta che vedo giovani che lo fotografano”.

Bontà, non buonismo – aggiunge Reinerio -: se vedete la sera il rispetto con cui vengono accolte molte persone in difficoltà, la pulizia, il decoro degli ambienti a loro riservati, capite cosa significa bontà. Ma se qualcuno non accetta le regole non entra. E questo fa la differenza.” In conclusione: “Occorre prendere coscienza che la pace conviene e conviene aiutare Ernesto a difenderla, perché ha tutti gli elementi per risultare credibile in una visione internazionale di grande respiro.”

“Solo agendo sulle persone noi possiamo pensare di dare un contributo alle problematiche che ci troviamo di fronte”, commenta Salza. Ecco perché sono importanti degli incontri per “pensare”. Dà poi la parola a Giorgio Frankel, “nato” nel Centro Einaudi di Torino, gruppo interprofessionale che ha la passione del confronto. Giornalista emerito del Sole 24 ore, commentatore specializzato sulle problematiche legate agli eventi bellici.

Frankel, che esordisce confessando di non essere abituato a parlare davanti “a tanta gente”, spiega con dati e numeri quanti siano gli inganni delle ultime guerre, avviate sotto l’egida di una “guerra globale al terrorismo” che strada facendo la Casa Bianca ha trasformato in “guerra contro i nemici della democrazia e della civiltà”. Dall’attualità lo sguardo si allarga poi alla storia: gli USA, che a livello di numeri si presentano oggi come una superpotenza, sono l’ultimo di una serie di imperi affermatisi e poi scomparsi.

“Non dimenticare per non ripetere” è dunque il compito dell’oggi, a partire dal prendere coscienza dei nostri ricordi selettivi: tutti ricordano il genocidio degli ebrei, tutti dimenticano che insieme a loro sono scomparsi nei forni nazisti 2 milioni di zingari. Ma a nulla serve celebrare “giornate della memoria” se non siamo capaci nell’oggi di opporci ad ogni forma di discriminazione e pulizia etnica. Se non siamo capaci di ricordare, ad es., il genocidio degli armeni (1915-1923, il primo del XX secolo) senza timore di rovinare i rapporti politico-economici con la Turchia.

 Il richiamo alla storia di Frankel (a sinistra nella foto) introduce lo storico Gianni Oliva, (a destra) educatore ed assessore alla cultura della Regione Piemonte. Oliva sottolinea l’importanza di non dare per acquisiti valori come “pace, libertà” solo perché scritti in una costituzione: hanno bisogno invece di essere insegnati, fatti propri da ciascuno. La storia ci mostra che tutto può cambiare prima di quanto pensiamo: Sarajevo 20 anni fa ospitava le Olimpiadi come presto farà Torino e sappiamo cos’è poi accaduto all’ex Jugoslavia.

Ricorda ancora Oliva come la storia abbia già conosciuto guerre giustificate “per la libertà, per difendersi, per la civiltà”: perfino Hitler e Mussolini adottarono queste motivazioni… La propaganda si afferma anche nei Paesi più sviluppati (la Germania subito prima di Hitler era un Paese culturalmente ricco) e da essa tutti abbiamo la responsabilità di difenderci, avendo ben chiaro che una volta avviata una guerra, in essa non è più possibile distinguere “buoni e cattivi”: tutti uccidono!
Conclude diffidando a sua volta dalla memoria selettiva. A 200 anni esatti dalla nascita di Mazzini, nessuno ha ancora fatto tesoro della sua raccomandazione: la democrazie non si può esportare ma un popolo deve conquistarla dal proprio interno.

In conclusione d’incontro Salza cede la parola all’ospite Ernesto Olivero, il quale ricorda come le armi uccidano quattro volte (perché distolgono risorse e menti brillanti da studi e opere di pace e di giustizia, perché quando hai un arma la usi, perché usandola prepari la vendetta) e richiama l’episodio di quel bambino che sentendo parlare di “missili intelligenti” commenta: “Se fossero intelligenti, tornerebbero indietro!”. “La pace arriva se vale veramente la pena vivere. Come riconciliarci con questo tipo di mondo?” si chiede il fondatore del Sermig. “Ogni giorno è la fine della vita e ogni giorno noi siamo giudicati sull’amore, sulla pace, che è dar da mangiare agli affamati, accogliere lo straniero, visitare i carcerati… dare un segno di speranza a chiunque si senta perso. Aiutare l’uomo a capire dove viviamo, non pensare che gli altri sono nemici.”
“L’Arsenale della Pace – continua Olivero - in questi 40 anni ha capito che se dai un’opportunità ad una persona, questa persona poi si alza e cammina. Ha capito tante cose che vuol mettere a servizio di tutti, per far fare un ragionamento: la pace conviene!”

Conclude ringraziando Salza, “un torinese che ama Torino”, e Alessandro Barberis del centro congressi Torino Incontra (Camera di Commercio), che hanno permesso la realizzazione dell’incontro, e invita i presenti a “passare il Natale nella lettura” acquistando i libri messi a disposizione dal Sermig.

a cura della redazione

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