Domani

Pubblicato il 16-08-2021

di Fabio Arduini

Domani è un concetto molto ospitale. Apre uno spazio in cui programmare tante cose, non filtra le illusioni, non esclude l'imprevisto. Pensare al domani ha sva­riati volti; come ha spiegato Silvano Petrosino si può imbastire un sistema raffinato di previ­sioni per imbrigliarlo, oppure lo si può lasciare un po' più libero, e chiamarlo avvenire.

Ma è osare troppo cercare se il domani, qualcosa di costante, ce l'ha? Un indizio si lascia rintracciare partendo dall'etimologia della parola. Che di fatto è quasi uguale all'espressione del latino da cui deriva, "de mane". Cioè di buonora, quindi dopo la notte. Il domani è un'idea, che diven­terà concreta, a patto di accettare che lo diventi dopo la notte: dopo che molliamo il controllo. Un dato banale, ma fa tirare due conclusioni: tra noi e il domani c'è di mezzo uno spazio dove il protagonista non siamo noi.

E il domani non lo si ha in possesso. Una cosa, forse l'unica, che abbiamo a disposizione per ricavarci un ruolo attivo nel rapporto con il domani, è amarlo, prepararlo. Lo suggerisce la lettera di Ernesto Olivero di febbraio: il domani deve trovarci pre­parati. La preparazione del domani è un modo per esserne responsabili, e si svolge sempre nel campo dell'oggi.

NP Aprile 2021
Fabio Arduini

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