Dopo il carcere
Pubblicato il 08-07-2019
di Chiara Genisio - Che cosa farò quando uscirò dal carcere? Una domanda carica di angoscia che contamina la gran parte dei detenuti, perché troppo spesso terminata la pena, non incontrano una società accogliente. I mesi, ma soprattutto gli anni in prigione li hanno vissuti senza un progetto autentico di recupero. A Torino è stato elaborato un intervento che cerca di arginare questa situazione offrendo un percorso di formazione e integrazione. Lo strumento è delimitato in una lettera di intenti con cui si stabilisce l’offerta per un centinaio di detenuti, che stanno scontando una pena definitiva nella casa circondariale torinese Lorusso e Cotugno, di intraprendere un percorso di reintegrazione sociale attraverso l’inclusione lavorativa. Un lavoro socialmente utile, svolto insieme ai tecnici del Comune che sia anche formativo e permetta alle persone detenute di conseguire una qualifica professionale utile per il loro reinserimento sociale a fine pena. Un protocollo di lavoro che ha già dei precedenti sotto la Mole.
Esperienze similari sono state messe in cantiere negli anni scorsi, come la gestione del verde pubblico e la pulizia dei giardini, grazie alla partecipazione di Amiat nel quadro del programma di riqualificazione delle periferie AxTo. Il risultato è stato giudicato positivo ed ha incoraggiato l’amministrazione cittadina a proseguire su questa linea. In concreto nei prossimi mesi saranno attivati percorsi di riabilitazione – sono ora allo studio le modalità esecutive – che prevedono attività svolte all’esterno della casa circondariale, sia sotto forma di volontariato, sia attraverso l’inclusione lavorativa supportata da borse lavoro finanziate da fondazioni, enti pubblici e privati, fondi sociali europei, cassa delle ammende. I detenuti imparando un mestiere, offriranno con il loro lavoro un servizio di pubblica utilità. Un modo più giusto per intraprendere la strada di un autentico reinserimento nella comunità.
La lettera è stata firmata a metà gennaio dalla sindaca Chiara Appendino per la città di Torino e dal direttore del dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero per la Giustizia, Francesco Basentini. Oltre che dal presidente del tribunale di sorveglianza Anna Bell, dal presidente della Cassa delle ammende, Gherardo Colombo. Hanno firmato la lettera anche Domenico Minervini, direttore della casa circondariale di Torino, Monica Gallo, garante delle persone private delle libertà personale della Città di Torino, la presidente della Commissione legalità del Consiglio comunale Carlotta Tevere, l’assessore all’ambiente Alberto Unia.
Chiara Genisio
Senza barriere
Rubrica di NUOVO PROGETTO