Effetto fiducia

Pubblicato il 18-11-2021

di Pierluigi Conzo

Secondo l'ultimo World Happiness Report 2021, basato sui dati raccolti nel 2020 in 150 Paesi, l'effetto peggiore della pandemia è riscontrabile nei 2 milioni di morti per Covid-19, un aumento di quasi il 4% del numero annuo di decessi in tutto il mondo. Per coloro che sono in vita, la pandemia ha generato insicurezza economica, ansia, cambiamento in molti aspetti della propria vita e, per molte persone, stress e problemi di salute mentale e fisica.
Più nel dettaglio, la variazione di benessere soggettivo tra il 2017-2019 e il 2020 è piuttosto diversa tra i 150 Paesi analizzati, ma non abbastanza da cambiare le classifiche in modo significativo: i Paesi nord-europei restano nella top-ten delle nazioni più felici, mentre Paesi più poveri, istituzionalmente fragili ed economicamente diseguali (come Afghanistan, Zimbabwe e Ruanda) permangono in fondo alla lista. Questo dimostra che il Covid-19 ha portato modesti cambiamenti nelle classifiche generali, riflettendo sia la natura globale della pandemia che un certo grado di resilienza che ha accomunato Paesi molto diversi tra loro.
Le emozioni sono cambiate più della soddisfazione per la propria vita durante il primo anno di Covid-19, peggiorando durante il lockdown per poi riprendersi più velocemente. Per il mondo nel suo complesso, nel 2020 non c'è stato alcun cambiamento complessivo in termini di emozioni positive, mentre le emozioni negative, in media, vedono un trend decrescente: i dati mostrano un aumento di circa il 10% nel numero di persone che il giorno prima dell'intervista si sono dette preoccupate o tristi.

Una componente in grado di spiegare in modo rilevante la variazione nella soddisfazione di vita è la fiducia e la capacità di contare sugli altri. Questi fattori sono stati misurati chiedendo alle persone quanto pensano che un portafoglio smarrito venga restituito se trovato da un agente di polizia, da un vicino o da uno sconosciuto. Si stima che le risposte a questa domanda influenzino la valutazione della propria vita più del reddito, della disoccupazione e delle condizioni di salute.

La fiducia è ancora più importante nello spiegare le grandissime differenze internazionali nei tassi di mortalità Covid-19, sostanzialmente più alti nelle Americhe e in Europa rispetto all'Asia orientale, all'Australia e all'Africa. Queste differenze sono quasi per metà dovute alle differenze nella struttura demografica dei Paesi (il Covid-19 è più mortale per gli anziani) e a quanto ogni Paese è stato esposto, all'inizio della pandemia, ad infezioni nei Paesi vicini.
Indipendentemente dalle circostanze iniziali, secondo il report, la strategia più efficace per controllare il Covid-19 sembra essere stata quella di portare a zero la trasmissione del virus all'interno della comunità e mantenerla lì. I Paesi che hanno adottato questa strategia hanno mostrato tassi di mortalità prossimi allo zero e sono stati in grado di evitare seconde ondate mortali, chiudendo il 2020 con una minore riduzione del PIL e con tassi di mortalità più bassi.
Infine, il report individua alcuni fattori che sostengono le strategie di contrasto al Covid-19 che si sono rilevate di maggior successo. Innanzitutto, tra questi, vi è la fiducia nelle istituzioni pubbliche: nei Paesi dove le istituzioni vengono percepite come maggiormente affidabili, i politici riescono a far sostenere ai cittadini le azioni richieste. La disuguaglianza di reddito è un altro fattore importante: una società meno diseguale è una società più coesa, in cui ci si fida di più gli uni degli altri, e quindi una società dove è più probabile trovare cittadini che aderiscono alle direttive pubbliche.

Questi risultati sono per lo più correlazioni e non permettono di stabilire un rapporto causa-effetto tra le variabili in gioco. Sono tuttavia interessanti, in quanto permettono di individuare possibili dimensioni su cui poter elaborare studi più causali e disegnare politiche per migliorare il benessere dei cittadini in tempi di crisi.


Pierluigi Conzo
NP agosto/settembre

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