Fuori dai bordi

Pubblicato il 20-04-2022

di Marco Grosseti

Nuova. L'aria fredda della mattina che annuncia un nuovo giorno, una nuova luce, una nuova vita. Ti arriva dritto in faccia e non la respiri soltanto, la divori una boccata alla volta, guardando con apprensione la signora che incrocia la tua strada per paura che lei rimanga senza, non vedendo attorno soccorritori con bombole d'ossigeno in grado di portarle sollievo. Quelli che aiutano le persone ad arrivare in cima al mondo. Dove ti senti tu.

Dicono che basta strappare lungo i bordi e seguire l'itinerario, proseguendo lungo la linea tratteggiata tra uno sbadiglio, un esame, un raffreddore e una lode, sforzandosi di tenere gli occhi aperti e non addormentarsi per la noia. A ogni tappa ci sono regali da scartare e bottiglie da stappare con la giusta compagnia di chi ti vuole bene e guarda tutto soddisfatto la perfetta coincidenza tra i tuoi bordi e i tuoi ritagli.
Facile, come completare con il colore giusto stando dentro i bordi, aprire il cartone di latte tagliando lungo il bordo, camminare sotto la pioggia riparandoti sotto i bordi dell'ombrello. Quelle cose che si imparano da piccoli e che se non riesci sei proprio un disastro. Il tratto impreciso, un colore inappropriato, che brutto disegno, ma che schifo di bambino. L'ombrello pieno di sole e tu carico di pioggia, il tavolo coperto di latte e la tazza con dentro qualche goccia.
L'allarme rosso che suona in una scuola e dentro le nostre case quando al tavolo neanche ci arriviamo e ci viene benissimo nasconderci sotto come per ripararci da un terremoto. Quello che nessuno dice, ma che si legge in uno sguardo pieno di disapprovazione, nel tono di voce con qualche sfumatura di vomito, in una combinazione di preoccupazione, ansia e panico che accompagna ogni piccolo passo: non ce la farà mai. Quanto manca qualcuno che ci dice che possiamo essere meglio, senza sbatterci in faccia che gli altri sono meglio. Che il prossimo pasticcio sarà un po' meno disastroso di questo o forse no, ma che non importa e va bene lo stesso.

Che se l'altalena non si muove di un millimetro, arriveranno braccia amiche a farti prendere il volo e andrai più veloce della luce. Che siamo anche noi bravissimi a fare qualcosa, fosse anche colorare fuori dai bordi, mentre tutti invece continuano a starci dentro. Che a combinare guai siamo così forti, che sembra abbiamo fatto una scuola. Che siamo come fili d'erba in un prato che non portano sulle spalle il peso del mondo. Perché quando un giorno ti ritrovi in cima al mondo, non lo sai bene neanche tu dove stavano i bordi e da che parte sei passato. Ti siedi all'ombra di una montagna più alta di quella che hai raggiunto, fatta con tutti i ritagli che hai lasciato per strada, a forza di strappare carta e mangiare polvere.
Oltre c'è l'inizio di un nuovo bordo. Qualcuno incomincia a strappare e tu sei solo la carta. Evitare gli strappi vuol dire anche perdersi tutta la bellezza della vita che verrà. Accettare di venire ricoperto da una montagna di ritagli e di portare sulla faccia i segni di qualche sforbiciata, non è facile, come non era stato facile arrivare lassù.
Ma è l'unico modo per permettere a un nuovo strappatore di bordi di arrivare un giorno lontanissimo in cima al suo mondo. Come qualcuno ha fatto con te.


Marco Grossetti
NP gennaio 2022

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