Il figlio impossibile

Pubblicato il 31-08-2009

di Gian Mario Ricciardi


Nell’ultimo decennio in Italia gli infanticidi sono cresciuti del 40%. Perché tante tragedie?

di Gian Mario Ricciardi

Le tragedie della solitudine ci sono sempre state. Così come le tragedie della povertà. Spesso intrecciate. È tragedia ancora più grande però abituarvisi, non interrogarsi. Ne parla l’autore di questo articolo, con riferimento agli infanticidi: sette nel 2003 secondo i dati Istat. Non in India, in Italia, forse nel palazzo accanto al nostro. Un fenomeno in crescita, nell'ultimo decennio (1993-2003), di oltre il 40% rispetto al decennio precedente.

L'allarme cresce, i delitti anche. Al centro, madri che armano le loro mani contro i figli. Non c'è estate, non c'è autunno, non c'è onda, né lunga, né breve. C'è solo l'arido scandirsi di storie tristissime, di bimbi uccisi, di donne schiacciate dalla solitudine e dalla depressione, di riflettori che s'accendono qua e là ad illuminare scene che tornano ormai con una cadenza insostenibile.
Inquadrano case come le nostre, in città come nei paesi o in campagna, da Merano a Como, da Vercelli a Biella. Sono case qualunque che racchiudono vite qualunque consumate tra mariti, suocere, medici, vicini. Case che hanno avuto le luci accese a lungo, magari, la notte, ma non se n'è accorto nessuno. Case che hanno lasciato filtrare litigi, ma nessuno ha visto; case avvolte da troppo silenzio.
Una madre ammazza il figlio. Titoloni sui giornali, grandi talk show, sentenziatori, poi il nulla.
Le donne che finiscono in carcere, quasi sempre rifiutano di parlare, passano le giornate dondolandosi nei loro ricordi tristi, non mangiano, sono "morte dentro".
Le vittime, dunque, non sono solo i bambini ma anche le madri che restano. Lo erano prima, lo restano dopo. Lo erano prima perché finita, anzi sfarinatasi la famiglia patri o matriarcale, si sono trovate assolutamente indifese e sole ad affrontare il mondo.
Un tempo le nonne, le suocere, i vicini, tutti contribuivano a rendere più lieve la maternità. Un tempo, ora non più. Nei paesi come nelle città i figli, purtroppo, sono sempre di più considerati un fatto privato. Lui e lei insieme alle prese con le notti insonni, i biberon, i pannolini perché gli altri abitano lontani oppure per una sorta di sciagurata prudenza non vogliono interferire. E allora lei si trova sulle spalle un "tutto" cui deve aggiungere il lavoro e quindi la sveglia all'alba, le corse affannose, le baby sitter, lo sfinimento. Non è facile farcela.
Non è impossibile: se si è sorrette da un marito serio e responsabile. Ma spesso i casi di cronaca ci dicono che dove scoppiano i drammi i rapporti di coppia sono in crisi.
Non è impossibile: se si è sorrette da un "sistema-famiglia" sul modello francese che arriva a garantire 750 euro al mese a chi mette al mondo il terzo figlio. Anche in Italia si è fatto qualcosa per il primo e secondo figlio. Troppo poco.
Non è impossibile: se si riuscisse a parlare con più libertà, meno moralismi, meno ideologismi.
Non è impossibile: se chi aspetta un figlio fosse informato di tutto e aiutato ed attrezzato a capire.
Non è impossibile: se le giovani coppie fossero assistite di più nel loro ingresso nel mondo della famiglia.
Non è impossibile: se ci fosse il posto per tutti e a prezzi ridotti negli asili nido e nei micronidi.
Non è impossibile e, forse, qualche tragedia si potrebbe evitare.

Gian Mario Ricciardi
da Nuovo Progetto ottobre 2005




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