Il frullatore globale

Pubblicato il 06-11-2012

di Gian Mario Ricciardi

di Gian Mario Ricciardi - In un mondo che cambia pelle, non solo problemi, ma tante storie che possono cambiare la nostra.

Il container della crisi è arrivato molti anni fa nei porti ed ha cambiato il mondo. Sembrava soltanto una buona scelta per velocizzare i trasporti, invece ha cominciato a riscrivere la storia. Gli oltre trenta milioni che vivevano di rinunce in Africa hanno intravisto i binari per portare i treni dei loro prodotti in Europa e America. E l’hanno fatto, scuotendo prima e ridimensionando poi, tutti i nostri prodotti e ora, dopo l’economia del vecchio continente, tutti noi. Tra le banane e la seta si sono infilati uomini e donne. Nei container, come sui grandi convogli che attraversano i continenti, due le direzioni principali: dai Paesi dell’est verso Spagna ed Inghilterra, dal sud del mondo verso l’Europa. Uomini e donne che da dieci anni tagliano i teloni per cercare nel buio degli scali merci brandelli di vita nuova, scampoli di speranza. La grande crisi è passata anche da quegli squarci come dai viaggi disperati di tanti tra gli ingranaggi di camion ed autobus intercettati vicino ai traghetti.

L’enorme abbondanza di manodopera ha fatto saltare il mercato del lavoro: artigiani, braccianti, contadini, commercianti, camerieri, saldatori, muratori hanno visto precipitare la paga. Molti hanno chiuso (e continueranno), altri si sono adeguati.

È il mondo che cambia pelle, lentamente. Città e paesi con i colori dell’arcobaleno, multietnici, aperti al confronto e al dialogo con le culture e colture dell’universo. Il rimescolamento prosegue e, per fortuna, aiuta soprattutto i più deboli. Come? Riesce, con la concorrenza non più stretta tra i confini, a tenere basso il costo della vita, a non far lievitare più di tanto i prezzi aiutando i più poveri a vivere e sopravvivere. Mettere sul tavolo i prodotti di tutto il mondo contribuisce ad allargare in tutti la mentalità. Siamo usciti dal concetto dell’economia curtense per affacciarci sui mercati mondiali.
Fino a ieri nessuno sapeva cosa fosse lo spread e a pochi interessavano all’alba le quotazioni della borse di Tokyo o di Hong Kong, ora sì. Fino a ieri a pochi interessava che supermercati e mense sprecassero un sacco di prodotti.

C’era l’abbondanza, il container non era ancora arrivato e ce n’erano pochi; oggi milioni di persone e comunità mangiano con gli avanzi della società del benessere. Fino a ieri chi usava il computer? Ora quel mostro ci collega con tutti, in fretta e ci serve a trovare a prezzi follemente bassi qualsiasi cosa, a confrontarci con la diversità, a superare frontiere ed inferriate.
Il container scarica notte e giorno. E di tutto. Come in un bazar ecco mescolarsi usi, costumi, religioni, donne, uomini. Dal frullatore uscirà il nuovo pianeta, quello che finalmente comincerà ad avere qualche regola in più: perché i nostri nipoti trovino lavoro, recuperino la dignità che noi abbiamo in parte perso, rimettano al centro della vita i valori.

Allora ben venga il container se porta più giustizia, più uguaglianza, meno ricchi, meno poveri, meno ominicchi che per un pezzo di carriera calpesterebbero madri, padri, figli e fratelli. Ce ne sono tanti. Meno opportunisti che per restare a galla hanno già cambiato casacca dieci volte e percorso tutto l’arco costituzionale sia all’andata che al ritorno.

Allora ben venga il container se porta legalità e trasparenza, più autenticità e meno maschere, meno potentati occulti che si sono fatti i soldi anche in tempo di crisi, meno morti nel mare dei fantasmi che tra la Sicilia e il Nord Africa ha inghiottito migliaia di vite ed ora accoglie vecchie carrette che portano la nuova frontiera dell’immigrazione: bambini mandati allo sbaraglio, senza famiglia, che padri e madri non riescono più a tenere con sé perché dove sono nati non c’è cibo, non c’è lavoro.
E i container a milioni continuano incessantemente a scaricare. Non arrivano per caso: portano le storie, tante storie, che cambieranno la nostra storia. In meglio.  

Illustrazione: Giampiero Ferrari

TODAY – Rubrica di Nuovo Progetto

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