Il mio libro preferito: la Bibbia

Pubblicato il 31-08-2009

di Gian Mario Ricciardi


Il libro dell’amore che vince l’odio, la storia dell’uomo che continua.

di Ernesto Olivero


“Con i sandali ai piedi e la Bibbia tra le mani”: l’immagine è di Adriano Sofri, la Bibbia, i piedi e i sandali sono miei.
È il libro che ho letto tantissime volte, ma che in ogni stagione dell’anno, anche quest’estate, ho ricominciato da capo con l’emozione della prima volta. Mi ha fatto compagnia là dove sono stato: in Brasile, a Gerusalemme, a Pechino, a Tbilisi, a Torino in piazza Borgo Dora, in macchina, a piedi o in aereo.
Ho riletto nuovamente questa storia di uomini a volte bella come una favola, altre volte cruenta e tragica come la guerra. Storia dell’uomo e della donna che vogliono fare di testa propria, che considerano “normale” sterminare i nemici, tagliare teste, sventrare le donne incinte. Ma anche storia d’amore di Mosè che guida il suo popolo verso una terra nuova, oltre il Mar delle Canne, fidandosi della parola di Dio.

Ricordo la sensazione che provai la prima volta che aprii la Bibbia per leggere il brano in cui Isaia ha una visione sulla fine dei tempi: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la mano contro un altro popolo…” (Isaia 2,4). L’Arsenale della Pace, che prima era una fabbrica di armi, è frutto di questa profezia, resa possibile dal lavoro e dalla solidarietà di migliaia di giovani e di persone buone.

Mi aveva buttato in questa avventura un “certo” Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, uomo di Dio, che credeva che i figli di Abramo potessero vivere insieme. Conservo una sua lettera in cui mi scrive che al “disarmo di Isaia” non c’è alternativa e che occorre trasformare le spese militari in piani economici per i popoli in via di sviluppo. Da quel momento ho capito che nella Bibbia c’è il presente e il futuro dell’umanità.
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Sono convinto che questi benedetti “figli di Abramo” – ebrei, cristiani, musulmani - che continuano a combattersi possono entrare finalmente nella profezia di Isaia che ha visto un giorno in cui gli Egiziani, gli Assiri e Israele serviranno insieme il Signore e saranno una benedizione in mezzo alla terra (Isaia 19,23-24). Eppure oggi non posso dimenticare che con il mio passaporto se vado da una parte non posso andare dall’altra!

Ogni volta che apro la Bibbia per leggerla, per “divorarla”, mi emoziono. La Parola è come la pioggia che quando ti entra dentro ti fa germogliare (è sempre Isaia che lo dice). Nella Bibbia ho trovato la chiave della speranza che dovrebbe essere al centro della cultura contemporanea universale. Nella storia dell’umanità c’è sempre un Golia che crede di vincere con la forza e la prepotenza. Nella Bibbia c’è un Davide piccolo ma deciso che lo affronta faccia a faccia e lo abbatte con un sasso.

Sempre nella Bibbia c’è una chiave per crescere: “Se vedi una persona saggia, va presto da lei; il tuo piede logori i gradini della sua porta” (Siracide 6,36). Quando l’allievo è pronto arriva il maestro, recita un detto popolare. E quanti maestri ho trovato sulla mia strada, credenti e non credenti, donne e uomini di buona volontà a cui tutti possono accedere.

La Bibbia apre la porta a Gesù. Mi emoziona il pensiero che cinesi, tibetani, iracheni, americani, donne e uomini di ogni terra abbiano letto la Bibbia e continuino a leggerla. Se penso alla quantità di persone che la leggono mi ritrovo circondato da una folla incalcolabile. Eppure la “magia” della Bibbia ti porta a essere solo: tu e Dio, a tu per Tu. Tu Dio trascendenza, io povero uomo. Tu Dio storia infinita, io storia appena cominciata.
di Ernesto Olivero

 

 

 

 

 

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