Il ritorno di Eminem, da Detroit, via 8 Mile Road

Pubblicato il 31-08-2009

di Andrea Gotico


Non sono mai stato a Detroit, e non so cosa rappresenti per i suoi abitanti la 8 Mile Road (questo il titolo dell'ultimo film - autobiografico - di Eminem e del CD che ne racchiude la colonna sonora), ma da quel poco che ho letto (e ascoltato)…


pare che costituisca una specie di spartiacque, una sorta di frontiera tra il sud, la periferia degradata della città (nera, densa di pornoshop, vagabondi ubriachi e roulottes piene di bambini che urlano) e il nord, con le sue villette a schiera dai vialetti alberati, ridenti dimore della borghesia bianca.
In comune con Eminem, le vittime avevano il sostegno dato al rapper 50 Cent, stella nascente del Rap americano; così da qualche mese anche lo stesso Eminem ha triplicato il numero dei membri della sua scorta. Ma a pensarci bene, non sembra essere la riduzione del mercato l'unica vera causa scatenante
Salutata, a sorpresa, dalla critica come un'interpretazione addirittura shakespeariana, la prima prova di Eminem attore narra di come, nella vita, Marshall Mathers (questo il suo vero nome) abbia imparato ad attraversarla, quella strada. Il film, diretto da Curtis Hanson (premio Oscar per "L.A. Confidential") ha già attirato al botteghino oltre sette milioni di americani e il CD (giunto in Italia a 30 mila copie) ne ha già vendute negli States oltre un milione. Cifre che sembrano essere in controtendenza rispetto alle stime di vendita del settore Rap, destinate a perdere il 20 % nell'anno appena iniziato (dopo avere perso il 15 in quello precedente). Secondo alcuni osservatori, sarebbe proprio questa crisi di mercato (la prima in dieci anni) ad aver riacceso la miccia della lotta tra gang
 di tanta violenza, da sempre latente in questi ambienti, dei quali il Rap è l'idioma per eccellenza.
Le ragioni sono certamente molteplici, e non sono solo economiche, ma soprattutto sociali, razziali e ideologiche. Una delle ragioni potrebbe trovarsi proprio nella vita che conducono questi artisti, per molti dei quali (Eminem compreso) l'esistenza è sempre più lontana dalla realtà dei ghetti celebrata nelle loro canzoni. Gente come Puff Daddy (ora P-Diddy, ex di Jennifer Lopez), per esempio, sembra sempre più interessata a seguire e curare i propri interessi (che spaziano dalla moda, al cinema, alla ristorazione) piuttosto che a fare dischi.
E così, "…Per restare credibili di fronte
rivali, una lotta mai veramente sopita, semmai finora stabile, nel suo equilibrio da composto chimico nitroglicerico.
Le ultime vittime, in ordine di tempo, risalgono ad appena il 30 ottobre 2002; è stata la volta di Jam Master Jay (una figura storica del Rap, fondatore e membro dei mitici Run DMC),
ai propri fans, i rappers sono costretti a rendere la propria immagine sempre più violenta…" (Marco de Martino - Panorama 15 novembre 2002 - n.d.r.), nel tentativo di non passare per venduti, imborghesiti o ingrati.
Accuse cui Eminem ha risposto proprio con una canzone del suo ultimo
freddato all'uscita di uno studio di registrazione nel Queens (New York), e di Kenneth Walker (ucciso due giorni dopo nel South Bronx, sempre a New York).
 (dal titolo "Dì addio a Holliwood")album:
"…Se potessi tornare indietro, non avrei mai fatto il rapper; ho venduto la mia anima al diavolo e non la riavrò mai indietro; l'unica cosa che voglio è abbandonare questo gioco con il cervello intatto…"…
E io, personalmente, gli credo.
Mauro Tabasso

 

 

 

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