Il sigillo di Salomone

Pubblicato il 03-11-2021

di Agnese Picco

Quarant'anni fa Tova Haviv, uno dei primi abitanti del moshav Arabel, in Galilea, ritrovò un pendaglio di metallo vicino all'insediamento.
Nei mesi scorsi i suoi discendenti hanno consegnato alle autorità l'oggetto, che si è rivelato essere un amuleto per proteggere donne e bambini dal malocchio.

Il pendaglio, di forma ovale, ha su un lato la raffigurazione di un uomo con aureola a cavallo, che colpisce con una lancia una donna sdraiata a terra. Sul lato superiore compare la scritta, in greco "L'unico Dio che conquista il male" e vicino alla figura femminile le lettere greche I A W TH, corrispondenti all'ebraico Y-H-W-H, il nome di Dio.

Sul lato opposto un occhio è trafitto da frecce e trattenuto nel lato inferiore da alcuni animali, di fianco all'iscrizione in greco "unico Dio".
Secondo il dott. Eitan Klein, dell'Israel Antiquities Authority, «il pendaglio fa parte di un gruppo di amuleti del V sec. d.C provenienti dal Levante, prodotti probabilmente in Galilea e Libano.

Questo gruppo di amuleti è talvolta chiamato Sigillo di Salomone ». La scena rappresenterebbe il cavaliere che sconfigge uno spirito maligno, in questo caso Gello, che si credeva soffocasse o rapisse i bambini e le donne. «L'occhio sull'altro lato» continua il dott. Klein, «è identificabile come il malocchio, attaccato e sconfitto con vari mezzi». Le caratteristiche dell'amuleto lo inquadrano quindi nell'epoca bizantina, quando nel sito di Arabel era presente un villaggio ebraico con una sinagoga.

«Sebbene generalmente gli studiosi identifichino i possessori di tali amuleti come cristiani o gnostici, il fatto che si trovasse in un insediamento ebreo contenente una sinagoga del V-VI sec. d.C potrebbe indicare che anche gli ebrei del periodo indossavano amuleti di questo tipo per proteggersi dal malocchio e i demoni».

L'IAA ringrazia i cittadini che hanno consegnato l'amuleto alle autorità, così che possa essere studiato. In Italia, però, le cose funzionano diversamente.
La legge prevede che chi ritrova un oggetto che potrebbe essere di interesse archeologico, si rivolga immediatamente all'autorità civile più prossima, come il sindaco o i carabinieri, senza spostare il reperto dal luogo del ritrovamento.


Agnese Picco
NP giugno / luglio 2021

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